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Il linguaggio che si usa per parlare dei cani è importante

Oggi ci occupiamo di un tema diverso dal solito, a cui non si pensa mai ma si dovrebbe. Ne tratta l’educatrice e comportamentalista americana Karen B. London in un recente articolo su The Wildest:: perchè il linguaggio che si usa quando ci si riferisce ai cani è importante..

Il linguaggio rivela

Partiamo dalla fine, dal perchè il inguaggio che si usa quando si parla di cani è importante: di fondo la ragione è molto semplice, il linguaggio rivela come le persone vedono il cane, che tipo di relazione hanno con loro e in buona misura anche come lo trattano.

Di seguito alcuni esempi.

Comando o Richiesta

I metodi più vecchi di ‘educazione’ cinofila, prevdono che gli umani siano comandi e che i obbediscano. ILa possibilità che il cane ha di fronte al comando è essere punito se la risposta che da non è quella che gli umani vogliono.

Nelle forme più moderne (e scientificamente provate essere più efficaci) di educazione non si parla di comando ma di richiesta, si da al cane un segnale che indica cosa si desidera che faccia. E’ previsto che di fronte alla richiesta il cane si esprima, può dire di no, può provare, può mettere in atto comportamenti che possono essere rinforzati (e ricordiamo qui che il rinforzo migliore non è necessariamente essere il cibo).

La differenza tra comando e richiesta è quindi fondamentale e profonda e riguarda il modo in cui ci si relaziona con i cani.

Dominante/Cattivo o Incerto/Confuso

Quando i cani non fanno quello che l’umano ha comandato, è normale che come un’ascia cada il giudizioi: il cane è dominante/cattivo/testardo/disobbidiente, etc. Usare termini denigratori per descrivere un cane che non risponde come si vuole carica tutta la responsabilità e la colpa sul cane, nessuna sugli umani. ed è fondamentalmente errato.

Quando il cane non risponde come ci si aspetta alla richiesta che riceve e lo si considera in termini di incertezza e/o confusione si condivide la responsabilità; non ha risposto come si desiderava perchè la richiesta non era chiara e quindi era incerto o confuso sul da farsi? C’erano distrazioni? Non c’era abitudine al contesto in cui è stata fatta la richiesta? La richiesta era eccessiva? Considerare la prospettiva del cane, la sua posizione ed eventuale difficoltà, e interrogarsi sul proprio modo di interagire con il cane e di fare le richieste implica la consapevolezza che l’insegnamento non è univoco e la necessità di adattarlo e modularlo a ciascun individuo cane. In sunto, non si da la colpa al cane ma si cerca il modo perchè abbia successo.

Cosa o Chi

I cani sono spesso indicati come cose, termine che si usa per oggetti inanimati come le sedie, le lavatrici, gli smartphone e via dicendo. E’ un errore fondamentale vista la natura dei cani, essere senzienti, con una ricca vita cognitiva ed emotiva.

Parlare del cane in termini di chi riconosce il suo essere un essere vivente, senziente, e il suo essere un indivudo.

La differenza è fondamentale, come è usare il termine – chi e non cosa – che riflette la relazione stretta con il cane e la connessione emotiva con la creatura.

Bastardo o meticcio/incrocio

I cani non di razza a volte sono chiamarti bastardi, termine che ha una connotazione negativa e denigratoria e anche inconsapevolmente suggerisce che alcuni cani sono meno di altri.

Il termine meticcio o incrocio è più neutro e rispettoso.

Sottomessi o educati

Riferirsi ai cani in termini di sottomissione implica che il cane risponde alla forza o al potere e, come abbiamo visto più e più volte, oltre al resto, la coercizii danni al cane, provoca danni, spesso irrecuperabili, alla relazione umano-canina e i risultati che presenta sono apparenti e non reali e possono nascondere anche una condizione atroce come la impotenza appresa.

Usare il termine educato implica invece che il cane ha imparato tanto, che i suoi umani si sono dedicati a lui/lei per insegnare le competenze necessarie per vivere serenamente nel mondo umano, nel rispetto della sua natura.

La differenza rispetto ad un cane costretto con la forza a conformarsi ad un modello è enorme.

Padroni o Proprietari

‘Padrone, chi ha il possesso, la disponibilità di un bene’. La definizione è della Treccani e rivela il motivo per cui usare il termine nei confronti dei cani è, al meglio, superato. I cani sono considerati beni, oggetti, di possesso, e l’implicazione è che debbano essere e fare come vogliono gli umani, costi quel costi per costringerli.

Il termine proprietario ha una connotazione molto più positiva, i cani sono membri della famiglia, come gli altri membri umani della famiglia. Il termine indica la esistenza di una relazione e di un legame affettivo di tipo parentale.

In conclusione

Un tema che può sembrare di lana caprina – sono facili da immaginare commenti del tipo che ci importa se qualcuno si chiama padrone o proprietario o si riferisce al cane come bastardo o meticcio – ha invece la sua importanza perchè, come abbiamo visto, i termini in realtà rivelano molto di come è considerato il cane, di quale è la sua posizione all’interno del nucleo in cui è inserito, e di come è trattato.

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Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

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