Lo abbiamo visto tante volte, i cani non parlano ma comunicano (tantissimo) usando il corpo – gli occhi, la coda, le orecchie, la postura generale; e i suoni. Dell’abbaio ci siamo già occupati (clicca qui), oggi andiamo alla scoperta del ringhio che ha una cattiva fama ed è spessissimo malinteso.
Un cane che ringhia da una brutta impressione di sè, fa subito pensare che sia un poco di buono e che abbia cattive intenzioni, ma la verità è un’altra.
Il ringhio è un importante messaggio che è anche un preavviso con cui il cane informa e avverte che la circostanza in cui si trova lo disturba e se si prosegue così agirà per tutelarsi.
Si dice ‘A buon intenditore poche parole’, e si potrebbe anche dire a buon intenditore un solo ringhio e tante situazioni complicate sarebbero evitate.
Quello che succede molto frequentemente nel complesso mondo delle interazioni tra cani e umani è che l’umano veda il ringhiare del proprio cane come una cosa terribile e agisca per farlo smettere. Il cane impara che non deve ringhiare e smetterà ma il risultato che l’umano ottiene è l’opposto di quello che desiderava: invece di un cane che avverte di essere a disagio, ora ha un cane che quando è infastidito da qualcosa non avvertirà e passerà direttamente all’azione (che può anche includere il morso).
Ne deriva che la ringhiata seppur spiacevole è da apprezzare.
I cani ringhiano per motivi diversi, alcuni ‘normali’, altri meno accettabili e non compatibili con una serena e civile convivenza. In altre parole, da correggere non è il ringhiare (la comunicazione del fastidio) ma, se ricade tra quelle che minacciano la relazione e la convivenza, la ragione per cui ringhia.
Tra i motivi principali per cui i cani ringhiano ci sono:
– la paura: di un altro cane, di un altro animale, di una persona, di un oggetto – il cane ringhia sperando così di respingere la fonte della sua paura.
– un problema medico – se improvvisamente quando lo si accarezza o lo si tocca ringhia, è molto probabile che abbia dolore.
– la maternità o le gravidanze isteriche rendono le femmine più protettive e difensive e quindi più prone al ringhiare per tenere lontane persone e/o altri animali.
– l’essere gestito/maneggiato – ad esempio essere preso per il collare, oppure quando gli si tagliano le unghie, gli si controllano le orecchie, gli si apre la bocca, lo si sovrasta, gli abbracci, le carezze.
– la difesa di qualcosa per lui prezioso (il cibo, un gioco, una persona), da altri cani, o persone.
– la protezione del suo spazio.
– il gioco – a volte ringhiano quando giocano tra di loro o con gli umani; in entrambi i casi è importante monitorare la situazione e fare attenzione a come si muovono per assicurarsi che l’interazione sia effettivamente serena e non degeneri.
– nel sonno, ed è forse la situazione più chiara di tutte: totalmente naturale ed innocua.
La comunicazione tra cani è più o meno come tra gli umani, ci sono quelli che capiscono subito, quelli che non capiscono mai niente, quelli che hanno bisogno che il messaggo sia dato più volte, quelli che se ne sbattono bellamente dei messaggi che ricevono e l’evoluzione delle situazioni dipende da come è avvenuta la comunicazione e come è stata percepita.
Facciamo un esempio: un cane è avvicinato da un altro, non apprezza e segnala il suo fastidio ringhiando; l’altro sentendo il ringhio dovrebbe capire che è il caso di allontanarsi. Se lo fa, la crisi si scioglie così, se invece non capisce, o volutamente ignora il messaggio che gli viene inviato, gli scenari sono due: o il ringhiante si ritira oppure si litiga.
Nella relazione tra cane e umano la responsabilità è totalmente dell’umano: appena sente il ringhio deve reagire – a seconda della situazione, allontanarsi, fermarsi, smettere di toccare, etc. Il primo obiettivo è evitare il morso che può seguire il ringhio. Il secondo passo, egualmente importante, è contestualizzare la ringhiata e agire di conseguenza: – il che può voler dire trovare un modo alternativo che non stressi il cane per fare le cose, non fare alcune cose non essenziali che sono fonte di stress per il quadrupede, rivolgersi ad un esperto cinofilo per quei comportamenti che sono invece incompatibili con una felice convivenza.