Come nasce l’idea che i cani sono dominanti?
La teoria che i cani sono dominanti nasce dall’osservazione di branchi di lupi in cattività e il suo stesso autore ne ha poi negato le conclusioni dichiarandole non attendibili e non applicabili a tutti i contesti.
Che quasi 80 anni dopo qualcuno possa credere ancora a quella teoria appare pretestuoso, ancora di più se si considera la mole di studi sui cani che negli ultimi decenni ne hanno rivelato la natura, i comportamenti, la comunicazione e la relazione con gli umani.
Perchè sostenere che i cani sono dominanti?
Di fondo, la ragione per cui si sostiene che i cani sono dominanti e che con loro si devono usare metodi e strumenti per sottometterli con la forza serve uno scopo: semplificare i cani.
La dominanza viene usata come spiegazione per comportamenti competitivi, problemi di status, incomprensioni, insicurezza, dinamiche articolate e complesse all’interno del nucleo familiare e per contrastare quei comportamenti si usano la prepotenza e la forza e si sfrutta l’insicurezza del cane. In realtà quello che si fa è semplificare e sminuire dinamiche sociali complicate e comportamenti adattivi del cane.
Gli adepti della dominanza e della coercizione riducono l’essere sensiente, mentalmente ed emotivamente complesso, unico nel suo carattere, personalità, predisposizione, gusti e motivazioni, che è il cane ad un essere semplice, definito dalla sua presupposta dominanza.
Un assurdo
Chi segue la teoria e la pratica della dominanza e della coercizione (che lo faccia per convinzione o perchè non conosce altro alla fine fa poca differenza per quanto riguarda questo punto) ha un rapporto schizofrenico con i cani: da un lato li riduce ai minimi termini (o accetta che siano ridotti ai minimi termini, se si tratta di chi non conosce altro) – ne nega natura, sentimenti, emozioni, stati d’animo, comunicazione, e ne svilisce i comportamenti – e dall’altro da loro una importanza enorme – se non li sottometti, ti sottomettono, per cui sono importanti anche se solo per la loro presunta pericolosità.
E questo apre un altro punto, la scelta sconcertante di portarsi in casa, considerandolo un nemico, un essere con le capacità fisiche del cane, anche il più piccolo dei quali ha denti e mascella capaci di triturare ossa.
C’è qualcosa che non fila.
La realtà
E infatti la realtà della posizione dei cani e degli umani è un’altra, è opposta: non sono i cani ad essere dominanti ma gli umani e la dominanza degli umani è così importante da essere una super dominanza.
La posizione dei cani
Vediamo la posizione dei cani (intesi come pets):
- Non possono scegliere chi li prende
- Non possono scegliere dove vivono
- Non possono scegliere come vivono
- Non possono scegliere se essere liberi o sciolti
- Non possono scegliere il ritmo a cui camminare
- Non possono scegliere quando uscire
- Non possono scegliere quanto stare fuori
- Non possono scegliere dove andare
- Non possono scegliere con chi interagire
- Non possono scegliere quando mangiare, se mangiare addirittura
- Non possono scegliere cosa mangiare
- Non possono scegliere dove dormire
- Non possono scegliere i loro giochi (se li hanno, oltretutto)
- Non possono scegliere se andare in vacanza con la famiglia o essere lasciati in pensione
- Non possono scegliere se stare da soli tutto il giorno
- Non possono scegliere di fare quello che li diverte
- Non possono difendere le loro cose
- Non possono spaventarsi se sono disturbati mentre dormono
- Non possono avere paura di quello che non conoscono
- Non possono fare la pipì/popò quando ne hanno bisogno
- Non posso sporcarsi
- Non possono fare buche
- Non possono avere desideri
- Non possono avere gusti
- Non possono abbaiare
- Non possono ringhiare
- Devono apprezzare le attenzioni degli estranei
- Devono correre anche fino allo sfinimento quando li legano alle biciclette
- Sono ignorati, quando non addirittura negati, gli elementi più basilari della loro natura (la loro predisposizione, i loro sentimenti, le loro emozioni e i loro stati d’animo) e le esigenze da essi derivanti
- E’ ignorata la loro comunicazione
- Vivono in un mondo di un’altra specie, in cui le loro regole non contanto e non sono considerate
- Sono giudicati secondo criteri di un’altra specie
- Sono portati a vivere, per scelta di altri, in un mondo di un’altra specie in cui sono poi diffusamente considerati ospiti non graditi
- Servono gli umani e alcuni di loro, per il lavoro che fanno, fanno addirittura i bisogni a comando
- Etc. etc. etc.
La super dominanza
Chi sceglie e decide per i cani? Gli umani
Chi ha le risorse e le gestisce? Gli umani
Di chi è il mondo in cui i cani sono portati a vivere? Degli umani
Chi comanda? Gli umani
Chi è dominante? Certamente non i cani.
Ma il branco?
Un termine che i seguaci della teoria della dominanza e della coercizione (ab)usano è branco.
Che i cani sono animali da branco vuol dire che sono animali sociali, animali da ‘noi’ più che da ‘io’ per cui conta l’appartenenza al gruppo e il benessere del gruppo.
Le gerarchie all’interno del gruppo (che esistono e sono tutta un’altra cosa rispetto alla dominanza) servono a mettere in evidenza il membro del gruppo con la migliore attitudine per il preciso contesto in cui ci si trova. Ad esempio, il cane è sempre un guardiano migliore degli umani, così come è sempre un miglior cacciatore; gli umani invece sono migliori dei cani nella gestione delle risorse e degli ambienti urbani.
Qual è il gruppo sociale del cane, il suo ‘branco’?
Il gruppo sociale del cane è la famiglia umana di cui fa parte e in cui la responsabilità di gestire ambiente e risorse, di guidare e insegnare, di dare regole e sicurezza – di occuparsi del gruppo e del suo benessere – è dei proprietari (che i cani sanno bene non essere cani).
Quando gli umani mancano, sono carenti, non svolgono il loro ruolo, non gestiscono risorse e ambiente, nel vuoto che lasciano, il cane si assume la responsabilità – alcuni lo fanno spontaneamente, altri si sentono costretti – e nascono problemi anche molto gravi.
Con il cane contento e soddisfatto non ci sono problemi
Il cane contento e soddisfatto non è il cane che ha su di se il peso della responsabilità del suo gruppo sociale, è il cane i cui proprietari gestiscono risorse e ambiente, danno regole e sicurezza e che vive una vita adeguata in cui le sue esigenze fisiche, mentali, ed emotive sono soddisfatte.
Alcuni cani che non hanno niente, che fanno vite inadeguate e insoddisfacenti, possono cercare di dare un senso alla loro esistenza tentando di prevalere all’interno del gruppo.
E qui si apre un altro punto delicato: cosa vuol dire vita adeguata.
La vita adeguata è ciò di cui il cane, ogni singolo cane nella sua individualità, ha bisogno. Non è ciò che piace o fa comodo ai proprietari.
Il cane che nel contesto in cui è fatto vivere è prepotente o disobbidiente, è indubbio che si comporta male ed è evidente che si deve lavorare insieme perchè diventi un membro adatto a vivere nel contesto sociale in cui si trova, che non crea problemi a se e agli altri.
Perchè possa fare lo sforzo necessario per poter vivere nel contesto in cui lo si inserisce, però, è necessario che la sua natura e i suoi interessi siano completamente soddisfatti e ciò richiede che lo si porti in contesti diversi rispetto a quelli soliti in cui vive in cui può soddisfarsi. Ad esempio, il cane che ha bisogno di essere controllato con guinzaglio fisso e museruola ha bisogno e deve vivere la libertà per cui deve essere portato in contesti in cui può esplorare, annusare, correre, giocare senza le costrizioni a cui è necessariamente costretto nella quotidianità.
Schiacciando, costringendo e inibendo non si risolvono i problemi, al limite si evitano (e non è nemmeno garantito), è invece certo che non si da al cane una vita degna di essere vissuta, e non va bene.
Innaturale e senza ragione
Abbiamo visto che gli umani sono, per il solo fatto di essere umani, in una posizione di super dominanza sui cani e che se svolgono correttamente il loro ruolo, si assumono le loro responsabilità, gestiscono risorse e ambiente, danno regole e sicurezza, i cani sono sereni e contenti della loro posizione all’interno del gruppo sociale a cui appartengono.
A questo si aggiunge che:
- è scientificamente dimostrato che il legame tra cani e proprietari è comparabile a quello tra genitori e figli
- l’uso di metodi e strumenti coercitivi non affronta e non risolve, inibisce anche a tragici ed estremi livelli (il falso senso di successo che può dare deriva da quello)
- l’uso di metodi e strumenti coercitivi danneggia, spesso in modo irreparabile, il cane
- l’uso di metodi e strumenti coercitivi danneggia in modo irreparabile la relazione umano-canina
- l’uso di metodi e strumenti coercitivi è scientificamente provato causare un aumento dell’aggressività nei cani
- i cani hanno una capacità fisica che, se attivata perchè sentono di doversi difendere, ha un potenziale di pericolosità veramente importante.
Quindi:
Impostare la relazione con il cane in modo antagonistico e conflittuale e ricorrere alla forza per imporsi sui cani non ha senso, oltre ad essere innaturale.
In collaborazione con Sara de Cristofaro, educatore cinofilo, e co-autrice del best-seller Senti chi Abbaia