L’idea che tanti hanno dei cani è incoerente: sostengono che esiste IL cane, miliardi di soggetti tutti uguali, e che sono senza mente, senza sentimenti, senza emozioni, senza stati d’animo, senza carattere nè personalità e anche senza memoria ma con intenzioni, per di più maligne.
In questa visione, la relazione con i cani è antagonistica e conflittuale, non c’è educazione ma addestramento e le interazioni mirano all’annichilimento dell’animale, da ottenere con la forza, la coercizione e le punizioni.
Fosse vero che i cani sono l’equivalente di macchine da guerra non si spiegherebbero i milioni e milioni di milioni di persone che hanno il cane – tra cui anziani, bambini, persone con disabilità più o meno gravi e persone che aborrono la violenza – nè il legame, scientificamente comprovato, che si forma tra cani e proprietari nè la preferenza che i cani hanno per le donne rispetto agli uomini, una ragione della quale è il testosterone e la aggressività che lo accompagna.
Oggi ci occupiamo, quindi, della necessità – che è anche un dovere etico e morale – di educare i cani rispettando la loro vita cognitiva ed emotiva.
Ne tratta Mark Bekoff in un recente articolo su Psychology Today facendo riferimento ad un metodo educativo chiamato Affective Dog Behavior che si basa sui 7 sistemi emozionali identificati da Jaak Panksepp con cui ognuno di noi, cani compresi, nascono.
I sistemi emozionali su sono:
- aspettativa
- paura/ansia
- rabbia
- eccitazione sessuale
- sostegno/cura
- dolore/tristezza
- gioco (felicità sociale)
Il cervello dei cani e quello degli umani sono molto simili e il metodo Affective Dog Behavior riguarda il benessere mentale ed emotivo, la sicurezza fisica e le connessioni sociali ed emotive dei cani, e alla fine anche degli umani a cui i cani sono tanto vicini e legati.
L’Affective Dog Behavior si basa sulla applicazione pratica, nella educazione dei cani, delle neuroscienze, della psicobiologia e delle neuroscienze sociali, in particolare considera come i 7 sistemi emotivi primari influenzano e guidano i comportamenti dei cani. In quanto tale è utile sia per i professionisti – educatori, veterinari comportamentalisti, etc. – sia per i proprietari, i dogsitter, i volontari etc.
Il nucleo del metodo, spiega il suo ideatore, è mettere il cane al centro, considerare i suoi processi interiori e i ‘protocolli’, come li definisce, che i cani hanno per affrontare le situazioni della vita.
Il metodo si basa sul rispetto della individualità di ciascun cane e della loro natura come esseri senzienti con una vita emotiva ricca e profonda e considera cosa passa nella mente e nel cuore di ciascun di loro. Le emozioni influenzano i comportamenti e capire i fondamentali della neurobiologia dei cani e degli umani permette di capire i cani, ciò che li spinge, di gestire quindi meglio i loro comportamenti e alla fine di vivere meglio insieme.
Il punto è che quando il cane va in uno stato di paura o rabbia (che si manifestano con quei comportamernti tanto sgradevoli e spesso difficili da gestire), e quindi va in quello che gli esperti definiscono uno stato non sociale, è perchè ha un bisogno non soddisfatto e il suo stato è temporaneo e può cambiare quando la sua mente torna ad essere più sociale e in questo gli umani hanno un ruolo importante perchè hanno il potere e il ruolo di aiutare i cani a gestire i loro processi neurali e quindi di aiutarli a stare meglio.
In altre parole, per intervenire sui comportamenti quello che serve è aiutare il cane a voler essere più sociale di nuovo e se anche il passato non può essere riscritto il presente ha il suo peso e i comportamenti riflettono anche come il cane si sente in quel momento e soddisfacendolo sull’esigenza immediata che il suo comportamento esprime (ad esempio, bisogno di sicurezza, cura e/o sostegno) e rafforzato dal sostegno emotivo del proprietario, il cane potrà essere più sereno e vivere meglio.
L’Affective Dog Behavior pone l’enfasi sulla connessione cane-umano più che sul cambiare i comportamenti perchè è provato che molti comportamenti difficili si alleviano e in alcuni casi addirittura scompaiono quando il cane capisce di essere ascoltato, voluto e/o riconosciuto dai suoi umani di riferimento. E questo perchè anche i cani hanno un bisogno innato di legami sociali, spiegano gli esperti.
Non si deve equivocare e pensare che rispettare la dimensione cognitiva ed emotiva dei cani voglia dire lasciare che facciano sempre tutto quello che vogliono, la sicurezza dell’animale e di chi gli è vicino è fondamentale ed ovviamente è necessario che si eserciti un controllo, prevalentemente con il guinzaglio ma in alcuni casi può essere verbale.
I cani sono molto adattabili ma soffrono di ferite emotive e, come si deduce chiaramente anche da quello che abbiamo visto sopra, non c’è ragione al mondo per umiliarli, infliggere loro dolore, far loro male, forzarli con la violenza o adottare un approccio del tipo ‘si abitua’ perchè danneggiano seriamente l’animale e la relazione umano-canina.