Home Vita con il Cane L’importanza del suo nome nella comunicazione con il cane

L’importanza del suo nome nella comunicazione con il cane

Perchè fa così? Ma non sa nemmeno come si chiama? Pensa l’umano sconsolato, se non arrabbiato, con il suo animale.

Che problema c’è, umano? Pensa il cane

Uno scenario virtuale ma realistico perchè pur essendo tanto vicini i cani e noi umani, siamo di specie diverse, comunichiamo in modo diverso, abbiamo codici di comportamento diversi e vediamo il mondo in modo diverso (sia per i sensi che usiamo per conoscerlo sia per la posizione da cui lo vediamo sia per i canoni interpretativi che abbiamo (ci siamo occupati dei sensi dei cani qui e di come i cani vedono il mondo qui) per cui c’è ampio spazio per le incomprensioni tra noi.

Qualche tempo fa abbiamo visto che un motivo per le incomprensioni è che gli umani comunicano con i cani senza rendersene conto. A nostra discolpa possiamo dire che è normale sorprendersi dei comportamenti del cane quando sono la risposta all’odore che emaniamo o al sopracciglio sollevato che non sappiamo di avere o alla postura storta che abbiamo per via del mal di schiena. Solo che non finisce qui.

In un recente articolo, Stanley Coren introduce un altro elemento che contribuisce a confondere la comprensione tra cani e umani.

Si tratta del nome del cane.

Il nome? Sì.

Importante è la funzione e il potere del suo nome per il cane

I cani vivono circondati da un mare di suoni umani e quando li sentono devono decidere quali parole li riguardano e sono dirette a loro.

Ad esempio, un umano dice ad un altro ‘Guarda come corre quello in moto’. Come fa il cane a sapere che guarda e corre non sono diretti a lui/lei? Un modo in cui sanno che ci si sta rivolgendo a loro è se quando si pronunciano le parole li si guarda; un altro è l’uso del loro nome.

I cani, spiega Coren, hanno le capacità linguistiche di un bambino di 2-3 anni e distinguono le comunicazioni dirette a loro rispetto a quelle per altri se includono il loro nome, motivo per cui, dice, il nome è una delle parole più importanti che imparano.

Il nome è, spiega Coren, un segnale al cane che i suoni che lo seguiranno lo riguardano; una specie di ‘presta attenzione, questo messaggio è per te‘.

Visto che con i cani nulla è realmente facile, prevedibilmente non basta che il nome sia presente nella frase che si pronuncia, per essere funzionale deve essere posizionato correttamente, all’inizio della frase.

Vista la sua importanza, Coren chiede se il nome del cane deve avere caratteristiche particolari e la risposta è no, dicendo che i cani sono flessibili sia con il nome e nomiglioli che si usano con loro sia per la capacità di impararne di nuovi.

Detto questo, la questione non si chiude qui.

E’ abbasta comune infatti che ci sia esprima con il cane pronunciando frequentemente una parola che non è il suo nome – Coren fa l’esempio del NO che tanto spesso si grida verso i cani

Il cane salta sul divano > NO!

Il cane si rotola in qualche schifezza > NO!

Il cane mangia qualche schifezza > NO!

Il cane salta addosso a qualcuno per fargli le feste > NO!

Il cane sostituisce e anticipa il gallo (quello vero o quello virtuale dotato di lancette) come sveglia mattutina > NO!

Il cane scava una buca > NO!

etc etc. La lista delle volte in cui si urla NO ai cani è lunghissima.

Cosa c’entra NO (o altre parole usate nello stesso modo) con il nome?

Qui c’è la sorpresa: Coren ci dice che può succedere che il cane impari che quel NO (o le altre parole usate) gridato tante volte è il suo nome.

Quando dicevamo che c’è tanto spazio per le incomprensioni….

Il suo suggerimento quindi è di iniziare le comunicazioni rivolte al cane pronunciando prima chiaramente il suo nome: Ad esempio, Arthur, vieni richiama l’attenzione di Arthur e gli anticipa che gli sarà detto/chiesto qualcosa, a differenza di ‘Vieni, Arthur’ che rischia di lasciarlo incerto perchè si aspetta che al suo nome seguando indicazioni che invece non arrivano. Non a caso che l’educatrice americana Karen B. London sostiene che per attirare l’attenzione del cane e fare richieste più efficaci bisogna prima chiamarlo per nome e poi dire quello che si desidera da lui/lei.

Condividi

Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

Back to top
error: Content is protected !!