C’è ancora tantissima gente che per (ri)’educare’ e addestrare i cani usa la forza e la violenza – i cosidetti metodi e strumenti coercitivi, o ‘tecnica’ come li defnisce qualcuno.
I metodi coercitivi sono eticamente e moralmente una aberrazione e la loro validità è confutata scientificamente.
L’uso di metodi avversivi nei confronti dei cani è un tema molto trattato anche a livello scientifico e ci sono numerose ricerche che hanno studiato e studiano, usando parametri fisiologici e comportamentali, gli effetti della coercizione sui comportamenti dei cani, il loro benessere fisico e mentale e sulla loro relazione con gli umani.
Bias cognitivo
In passato abbiamo visto che i cani, come gli umani, possono essere più o meno pessimisti/ottimisti e, come negli umani, anche per loro sia le esperienze immediate sia l’effetto cumulativo delle esperienze fatte influiscono sulle aspettative nei confronti di eventi futuri e sulla interpretazione che danno ad eventi ambigui. In altre parole, individui che hanno vissuto stimoli avversi ripetuti e sono quindi in uno stato di base negativo tendono a dare una interpretazione più cauta e negativa di eventi ambigui e ad avere aspettative negative nei confronti di eventi futuri rispetto ad individui il cui bagaglio è di esperienze più positive. E’ detto in modo veramente grossolano ma rende il concetto.
Si parla in questi casi di bias cognitivi che sono considerati adattivi perchè permettono agli individui di adattare le proprie risposte a situazioni ambigue e le aspettative relative a eventi futuri in base alle esperienze passate.
Partendo da questo, due recenti studi hanno valutato gli effetti a medio e lungo termine dei metodi coercitivi sui cani ipotizzando che le esperienze di coercizione e gratificazione sono correlate allo stato mentale dei cani e che i cani trattati con metodi avversivi sono più pessimisti di chi è educato/addestrato con il rinforzo positivo.
I ricercatori hanno osservato che i cani trattati com metodi coercitivi sono più pessimisti dei cani trattati in modo collaborativo, hanno minori aspettative di gratificazione rispetto agli altri. Secondo gli studiosi potrebbe dipendere dal pregiudizio negativo con cui processano le informazioni che ricevono. Lo stesso fenomeno che si riscontra, tra gli altri, nelle persone che soffrono di depressione.
Gli studiosi hanno osservato anche che i cani sottoposti a metodi e strumenti coercitivi mostrano alti livelli di stress e hanno con maggiore frequenza comportamenti derivati da stress; gli effetti negativi dei metodi avversisi si esprimono anche fisiologicamente, in particolare nei livelli di cortisolo (l’ormone dello stress). Prevedibilmente, maggiore è la forza e la violenza con cui sono trattati i cani maggiore sono lo stress e la paura che provano ma è stato determinato che bastano livelli medio-bassi di coercizione per causare stress e paura.
Al contrario, è stata osservata anche una correlazione positiva tra la capacità dei cani di imparare un nuovo task e l’uso di rinforzo positivo, con i cani educati con il rinforzo positivo che imparano di più e meglio dei cani sottoposti alla coercizione.
Detto questo, ci sono altre ragioni scientificamente provate per cui i metodi coercitivi sono negativi per i cani.
Altre ragioni per il no ai metodi coercitivi
Alla base di diversi comportamenti dei cani ci sono l’ansia e la paura e l’adozione di metodi avversivi aggrava gli stati emotivi negativi aumentando i problemi del cane, comprese le manifestazioni aggressive.
Il cane può non associare lo stimolo negativo dato per punire un comportamento a quel comportamento ma a qualcos altro di totalmente scollegato che sta accadendo parallelamente – ad esempio il passaggio di una automobile, la risata di una persona o l’avvicinamento di un altro cane – con il rischio altissimo di sensibilizzazione per cui oltre a non correggere il problema se ne aggiunge almeno un altro.
I metodi coercitivi possono inibire i comportamenti nel contesto in cui la punizione è imposta ma non intervengono sullo stato emotivo che li causa per cui non risolvono realmente.
L’uso di metodi avversivi crea confusione e frustrazione nei cani perchè la punizione inibisce e non insegna, e non permette al cane di capire quale è il comportamento giusto da adottare.
I metodi e gli strumenti coercitivi causano dolore e danni fisici ai cani.
Il cane abusato con metodi e strumenti coercitivi si sente minacciato e in pericolo e si difende, o chiudendosi in se stesso o combattendo, per cui con manistazioni aggressive.
Gli stumenti e i metodi coercitivi danneggiano psicologicamente i cani e compromettono in modo anche irreparabile la relazione umano canina.