Questo blog racconta i cani e la relazione dei cani con gli umani riportando ricerche e scoperte su queste creature straordinarie.
Racconta anche una vita a 8 zampe, quella di Oban, cane, con noi due, il suo umano maschio ed io.
Quando raccontiamo di noi è per condividere esperienze di vita reale. Leggere che i cani hanno bisogno di fidarsi dei loro umani è una cosa, leggere la storia vera di una fiducia persa e riguadagnata e di cosa vuol dire per il cane e per gli umani è un’altra. Ugualmente, sapere che i cani possono essere trattati con l’agopuntura è una cosa, leggere di cosa fa l’agopuntura ad un cane vero con la schiena calcificata è diverso. Sapere in teoria che esistono gli educatori cinofili e che può essere utile rivolgersi a loro è una cosa, leggere come nella vita reale due umani e un cane con (grossi) problemi sono stati cambiati da un educatore cinofilo, è un’altra.
Ecco, oggi racconto di noi.
Protagonista della storia sono Oban, detto anche Obanino, Obanschen, The Beast, Pigol(in)o e Albicocco; Cinzia Stefanini, la nostra maestra; Mauro Dodesini, il veterinario omeopata; Barbara Bellomo, il veterinario agopunturista; Sara De Cristofaro, compagna e amica di parco e non solo; e un po’ anche noi, Vittorio e Lauretana, gli umani di Oban.
Cosa ci porta a fare un punto sulla nostra vita?
Il fatto è che la nostra vita a 8 zampe è cambiata e sembra sia successo tutto d’un colpo, in un giorno preciso, venerdì 7 giugno 2019.
Ci arrivo partendo da lontano, da quando Oban aveva poco più di un anno e, per motivi che non riuscivamo a spiegarci, uscire con lui era diventato un incubo. Già prima di arrivare al portone dava di matto, ogni cane che vedevamo anche da lontano lo faceva uscire fuori di testa.
Fortuna ha voluto che ci rendessimo conto che avevamo un problema – dico fortuna perchè tanti ci dicevano che era tutto normale – e grazie a Max Cibelli abbiamo incontrato Cinzia.
Cinzia ci ha spiegato Oban e i motivi dei suoi comportamenti – la situazione era pesante ma non disperata.
Il problema di fondo era uno: Oban è super sensibile, timido, insicuro ed emotivo, bisognoso di comunicazione, guida, sostegno, conferme e sicurezza da parte nostra, le cercava e non le riceveva (sensazione rafforzata dal modo in cui avevo gestito le numerose aggressioni che aveva subito) per cui si sentiva non capito, non apprezzato e abbandonato a sè stesso in un mondo pieno di pericoli e aveva perso fiducia in noi e sentendo di non avere alternative, cercava di difendersi da solo, ritendendosi però anche inadeguato e incapace. A completare il quadro di insicurezza, ansia e stress dovuti al sentirsi abbandonato a sè stesso, si era aggiunto il nervosismo dato dal malessere e dal dolore costanti derivanti dalla colite e dalla spondilosi.
Effettivamente non era nè capito nè apprezzato perchè noi avremmo voluto un cane espansivo e affabile, aperto a tutti, con cui camminare, lui sciolto, sereni per parchi e giardini e il suo comportamento aveva frantumato il nostro sogno.
La realtà che avevamo davanti era di un cane complicato, pauroso, con una bolla prossemica enorme, che sfuggiva ogni umano e che avrebbe sbranato qualsiasi cane (solo nella forma per fortuna, perchè nonostante le scenate non ha mai fatto nemmeno un graffio a nessuno) con cui non c’era alcuna comunicazione e che sciolto non poteva andare perchè avrebbe seminato il panico e anche da legato era un problema non da poco.
Non eravamo pronti a un cane come lui e la distanza tra le nostre aspettative e la sua realtà era veramente tanta e non facile nè da comprendere nè da accettare.
Cinzia ci ha spiegato cosa serviva: di fondo, riconquistare la fiducia di Oban nei nostri confronti, oltre a fargli prendere consapevolezza di sè e delle sue capacità.
Il che ha comportato un lavoro immane: su noi stessi – toccava scartare l’ideale di cane che avevamo, e capire, accettare e apprezzare Oban per chi è; sulla gestione di Oban all’esterno, da cambiare totalmente, con un impegno sia mentale sia fisico molto importanti; e non lasciare che lo sconforto prendesse il sopravvento quando, anche dopo mesi e mesi di lavoro, sembrava non cambiare nulla.
Più o meno a metà percorso siamo anche intervenuti in modo non tradizionale sulla salute perchè colitico, sottopeso e con la schiena calcificata già da quando aveva 1 anno (per la spondilosi la risposta della medicina tradizionale era stata ‘sperate che non si paralizzi’) non andava lontano. L’incontro con il Dottor Dodesini e l’omeopatia è stato veramente importante. Molto più recente e non meno dirompente l’incontro con la dottoressa Bellomo e l’agopuntura.
E con questo arriviamo a quello che è successo venerdì scorso: Obanino ed io siamo usciti come tutte le mattine e quasi subito abbiamo incrociato un cane che gli fa sempre scenate tremende; Oban ha girato la testa verso di me, mi ha guardata e, ottenuto un sorriso rassicurante, è andato avanti tranquillo. Fatti altri 200m ho visto arrivare verso di noi un signore con 3 cani al guinzaglio. A differenza di quello che ormai da anni faccio di default, non ho attraversato la strada per evitarli. Abbiamo proseguito sullo stesso marciapiede, li abbiamo incrociati, loro non hanno detto nulla e Oban non ha fatto un fiato. Abbiamo proseguito il cammino e entrati al parco ci è venuto incontro correndo un barboncino sciolto, è arrivato dritto su Oban (cosa che lui detesta) e ha iniziato a odorarlo. Nella normalità di Oban a cui siamo abituati, avrebbe iniziato a ringhiare vedendo il barboncino già da lontano e nel momento in cui l’incauto si avvicinava gli avrebbe detto in chiari termini di tenersi lontano. E’ andata diversamente. Oban si è piegato (riusciamo a trovare chi è più basso di lui 🙂 ) ha guardato e odorato a sua volta, poi ha girato la testa e ha segnalato che era tempo di proseguire, e così abbiamo fatto. Oltre ai modi non propriamente educati, il barboncino era anche maschio. Abbiamo continuato il giro e passata un’altra mezzoretta di cammino ci è corso incontro, sempre sciolto, uno yorkie. Si è messo sotto la coda di Oban, poi gli è andato avanti per odorare il muso e Oban, che anche in questo caso non avrebbe avuto remore ad esprimere il suo fastidio, ha abbassato la testa e ha odorato anche lui, poi finiti i convenevoli, si sono girati entrambi, pronti ad andare ognuno per la sua strada. Ho chiesto alla proprietaria come si chiamava la cagnetta e mi ha risposto, no no è un maschio.
Sulla via del ritorno a casa pensavo di essere su un altro pianeta. Dopo anni in cui ogni cane, anche a centinaia di metri, era un pericolo da evitare, in cui ogni percorso era dettato dalla necessità di prevenire scenate furibonde, dove a volte (per la villania degli altri proprietari) nemmeno riuscivamo a rientrare a casa, avevamo avuto in meno di 3 ore, 4 incontri diretti con cani, di cui almeno 3 maschi, ed era andato tutto più che bene. Pazzesco.
Passato lo stordimento iniziale sono iniziate le riflessioni. L’ottimo comportamento è stato un caso o è cambiato qualcosa veramente? E se è cambiato veramente qualcosa, è venuto tutto d’un colpo o c’erano segnali a cui non avevo fatto attenzione?
Direi l’ultima.
Il fatto è che è un po’ che Oban sta molto meglio. Sta meglio fisicamente – è più robusto, è addirittura riuscito a ingrassare un po’, capita anche che si stiracchi e che faccia pipì con la zampa alzata normalmente! (per altri cani non sarebbe niente di che, per Oban con la sua schiena sono due cose straordinarie). Sta anche molto meglio psicologicamente, è più forte, più consapevole delle sue capacità, più sicuro di sè.
Quello che è successo venerdì mi ha aperto gli occhi ma i segnali lui li aveva già mandati nei mesi passati, solo che io ero così concentrata ad evitare problemi che non me ne sono nemmeno accorta. C’è stata la lezione di sostegno a una bouledogue cucciola super agitata, che abbaiava e gli saltava addosso in cui mi aspettavo che avrebbe avuto reazioni furibonde e invece è stato calmissimo; c’è stato il cambiamento generale verso le ragazze – se prima tutti i cani erano nemici, ad un certo punto ha iniziato a vedere positivamente le femmine; c’è stato l’incontro con il labrador maschio a cui ha voluto avvicinarsi lui per odorarlo; ci sono state le due lezioni con Doc, maschio anche lui, passate senza bisogno nemmeno di ringhiare una volta, e c’è tutto quello che è successo venerdì.
Per la prima volta, in un colpo solo, mi sono resa conto che l’impegno enorme che lui, la maestra Cinzia, noi, i veterinari, hanno messo per aiutarlo, ha avuto successo.
Lui è capito, amato e apprezzato per chi è e sente di esserlo; non si sarebbe impegnato tanto se non lo avesse sentito. Allo stesso tempo si è rafforzato, ha preso consapevolezza di sè, delle sue capacità e della sua posizione nel mondo e si è rassicurato e rasserenato perchè sa che come gira lo sguardo siamo lì per lui e questo gli permette di affrontare, addirittura con serenità, situazioni per lui prima insostenibili.
Possiamo dire che un sogno che non sapevamo fosse tale è diventato realtà.
Ora è diventato tutto facile? Oh no. Io sono sempre in allerta, le Harley lo fanno sempre uscire pazzo, le scale sono ancora un problema così come i pavimenti dei posti che non conosce, di portarlo al mercato o in un bar con tavolini per strada non se ne parla, ma non importa. Come abbiamo sperimentato, con una buona guida, tanto impegno, tanta pazienza e tanto tempo si possono ottenere grandi risultati 🙂