Klaus è un bellissimo esemplare di bracco tedesco da cerca, energico e socievole.
Abituato fin da piccolo alle battute di caccia, non batte ciglio al suono dei colpi di fucile e neppure dei fuochi d’artificio.
Una cosa però lo terrorizzava fino a qualche mese fa, il temporale.
La prima domanda che viene spontaneo farsi è: da cosa deriva questa fobia?
Ovviamente la domanda se la sono posta sia il proprietario di Klaus che l’educatore contattato per risolvere il problema.
La verità è che non esiste una risposta certa perché le variabili che hanno indotto Klaus ad avere paura possono essere molteplici:
- Ereditarietà: magari la mamma di Klaus soffriva della stessa fobia e l’ha passata ai suoi piccoli
- Esperienza: Klaus potrebbe associare qualunque evento temporalesco ad un particolare episodio della sua vita in cui la natura ha dato sfogo alla sua energia
- Ambiente: forse Klaus è stato a lungo immerso in un ambiente troppo esposto ai fenomeni atmosferici (box esterno)
Queste sono alcune delle possibili cause della fobia.
Facciamo attenzione a non confondere la fobia con la paura, perché la paura è fisiologica e presente in tutti gli animali.
E’ quello stato d’animo che ci mette in allerta di fronte a possibili situazioni pericolose e ci fa prendere precauzioni per affrontarle.
Se la reazione di Klaus all’avvicinarsi di un temporale fosse stata quella di una lieve agitazione (respiro appena affannato) e della ricerca di un posto tranquillo in cui ripararsi (la cuccia, le gambe del proprietario, sotto il letto), non ci sarebbe stato nulla di particolarmente anomalo o allarmante.
I sensi dei cani sono più potenti dei nostri (come quelli dei super eroi), perciò quello che per noi è un semplice temporale, per loro è un mix di rumori potenti, cambio di pressione atmosferica ed elevata energia elettromagnetica nell’aria.
Quando invece il livello di stress del cane lo porta ad iper ventilare, guaire, sbavare, grattare le porte, tentare la fuga e addirittura non contenere feci e urina, allora si tratta di vera e propria fobia e dobbiamo intervenire.
Questo era il caso di Klaus.
Non potendosi dare una risposta certa sull’ereditarietà del suo comportamento o sulle esperienze particolarmente traumatiche del suo passato, proprietario ed educatore si sono concentrati su ciò che poteva essere da loro controllato, per prima cosa: l’ambiente.
Klaus, come la maggior parte dei cani da caccia, aveva un box esterno, che sicuramente lo riparava da pioggia, vento e freddo, ma non di certo dal rumore e dagli altri elementi che entrano in gioco durante un temporale per i sensi di un cane.
Così, la cuccia di Klaus è stata trasferita nel seminterrato, dove i rumori dei tuoni, del vento, della pioggia e sicuramente anche la pressione e l’elettromagnetismo risultavano molto attutiti.
Questo accorgimento però non bastava per impostare il lavoro contro una fobia così profonda, il proprietario in questo caso gioca un ruolo fondamentale.
Ecco ci si deve comportare per aiutare il nostro amico a 4 zampe:
- Dare il buon esempio: un proprietario in ansia per l’arrivo del temporale non può aiutare il suo amico peloso. Deve rimanere rilassato, evitare di correre per casa in agitazione per chiudere imposte o altro. I movimenti, così come lo stato mentale, devono essere calmi (dopotutto parliamo solo di temporali).
- Mettere a disposizione un luogo sicuro: se la cuccia non basta e il cane preferisce nascondersi sotto il letto, allora cominciamo ad assecondarlo mettendo una coperta sotto il letto e aspettando che sia lui a tornare da noi una volta calmatosi.
- Distrarre il cane: un bocconcino non si rifiuta mai, e questo potrebbe essere uno dei momenti in cui vale davvero la pena “viziare” il nostro amico. Ovviamente non ci infiliamo sotto al letto con lui portando una manciata di leccornie, ma gliele offriamo per attirarlo a noi e per fargli capire che uno stato rilassato viene premiato.
Sempre nell’ambito delle distrazioni, possiamo continuare con dei giochi che piacciono particolarmente al nostro amico: il riporto, il tira e molla con la corda, il gioco del “trova (con Klaus ha funzionato molto bene).
C’è chi opta invece per la distrazione sonora, cioè portare l’attenzione del cane su rumori più vicini ma meno inquietanti come la musica, il campanello di casa, una puntata di Lassie 🙂
Cosa invece è assolutamente vietato?
- Soffocare il cane di attenzioni e coccole durante l’attacco di ansia, per noi è gratificante ma per lui è solo un rinforzo a mantenere quello stato d’animo (pensiamo al suo bene e poi al nostro).
- Costringere il cane a restare in un certo luogo contro la sua volontà: stringendolo tra le braccia, legandolo al guinzaglio, allontanandolo con la forza dal luogo scelto come nascondiglio.
- Obbligare il cane ad uscire (potrebbe aumentare esponenzialmente la sua paura e indurlo a scappare, con tutte le conseguenze del caso).
- Sgridare il cane (o peggio dargli punizioni corporali). Come vi sentireste se durante un attacco di panico qualcuno vi urlasse contro o vi tirasse uno schiaffo? Il cane in quel momento è in uno stato emotivo irrazionale, noi dobbiamo aiutarlo ad uscirne con gentilezza, non terrorizzarlo ulteriormente.
Klaus e il suo prorpietario hanno lavorato per 6 mesi prima di ottenere risultati visibili.
Lo spostamento del box nel seminterrato, l’atteggiamento calmo e propositivo del proprietario, accompagnato dai giochi di ricerca e una grande pazienza, hanno fatto sì che il temporale non fosse più vissuto come un incubo da Klaus.
Per chi invece vuole provare metodi meno tradizionali e più sperimentali, da qualche tempo si trovano in commercio cd audio che riproducono suoni particolari (temporali, spari, ecc) e sono studiati per abituare gradualmente il cane aumentandone l’intensità, oppure diffusori di aromi per ambiente dalle note particolarmente calmanti per gli animali e ancora, pettorine studiate per contrastare l’effetto dell’elettromagnetismo sul corpo del cane.
Se il cane arriva a mettere in atto comportamenti autolesionisti è d’obbligo un consulto medico-veterinario.