Una vera storia d’amore ha tra i suoi elementi il considerare l’andare incontro all’altro come una vittoria per il duo, non come una vittoria per chi ottiene e una sconfitta per chi è accomodante.
In amore uno non può sempre prendere e l’altro sempre dare, non può vincere uno e perdere l’altro. Si da e si prende in due e si vince e si perde in due.
L’argomento di oggi, dal titolo che potrebbe far pensare che siamo impazziti, parte dalla convinzione che quella regola vale tanto nelle relazioni tra umani quanto in quelle tra cani e umani.
Elaboriamo.
Gli umani sono in una condizione di vantaggio sui cani e viene spontaneo ragionare da ‘vincenti’ – il cane deve essere e deve comportarsi come l’umano vuole, no matter what.
Solo che [su_highlight]è possibile che le idee dei proprietari e le realtà dei cani non siano allineate[/su_highlight].
La questione è questa.
L’individuo cane è dato dalla sua natura (è un cane), dalla sua predisposizione genetica (la sua razza o combinazione di razze), dal suo carattere e dalla sua personalità.
Oltre a questi elementi innati, a renderlo chi è contribuiscono le esperienze di vita e il contesto in cui vive, che è dato principalmente dai suoi umani, dalle interazioni che ha con loro, da come è trattato, dalle condizioni di vita e dallo stile di vita.
I comportamenti sono il modo in cui i cani affrontano la vita (sia per predisposizione genetica sia per apprendimento dal contesto in cui vivono) e sono l’espressione di come si sentono.
Il cane che si comporta in modo diverso da come vogliono i suoi umani – il famoso cane problematico – è un campanello d’allarme, un segnale che qualcosa non va.
A differenza di quello che i proprietari tendono a pensare, però, la problematicità del cane non è nè assoluta nè inevitabile (salvo le eccezioni, visto che anche tra i cani esistono i criminali e gli psicopatici). E’ relativa al contesto in cui vive.
Questo vuol dire che [su_highlight]la situazione può cambiare[/su_highlight].
Il proprietario del cane problematico che ha a cuore il benessere del suo animale e vuole avere una bella relazione con lui/lei può agire per migliorare le cose.
Avere un cane problematico quindi è una opportunità e come ogni opportunità può essere anche una fortuna se la si vive come tale.
L’accompagnamento di un educatore cinofilo professionista, serio ed esperto contribuisce a rendere l’opportunità una fortuna.
Perchè il cane non può migliorare da solo. I suoi miglioramenti sono una derivazione di cambiamenti nel contesto in cui si trova, a partire dalla relazione con i suoi proprietari e la prima cosa che si impara con un cane problematico è che il dare ed avere devono essere reciproci.
L’umano non può solo chiedere, deve anche dare, e nel dare mette il cane in condizione di dare a sua volta.
Cosa vuol dire dare al cane? Tutti i cani hanno esigenze che potremmo definire di specie (legate al loro essere cani) che devono essere soddisfatte (ne abbiamo parlato più in dettaglio qui), e ogni cane poi ha le sue esigenze individuali.
Proviamo con un esempio a spiegare cosa vuol dire dare al cane e ricevere dal cane.
Un proprietario ha un cane che si avventa contro tutti i cani che incrocia e vuole che non lo faccia. L’educatore spiega che il cane fa così perchè si sente abbandonato a sè stesso, quindi è insicuro e per difendersi si avventa.
Si può intervenire.
Il proprietario deve dare:
> Deve accettare la richiesta di sicurezza del cane
> Deve cambiare il suo comportamento, deve confortare, rassicurare, far capire che le situazioni sono sotto controllo, organizzare le uscite in modo da tenere bassi i livelli di stress, etc. etc.
> Il cane riceve e lavora sulle sue reazioni (ci possono volere mesi, a volte anche anni) e soddisfatta l’esigenza di sicurezza può dare a sua volta – impara che avventarsi contro tutti i cani non è più la soluzione e si controlla.
La coppia cane-umano vince!
Detta così può sembrare semplice in realtà il risultato ottenuto è frutto di una immensità di cambiamenti nell’umano, nel cane e nella loro relazione ed è stato possibile solo perchè proprietario e cane hanno lavorato duramente per raggiungerlo.
Il cane ha potuto cambiare modo di comportarsi perchè ha imparato che può fidarsi del suo umano ma il suo cambiamento non è avvenuto per miracolo. Il proprietario si è impegnato per conquistare la fiducia del cane e con il suo nuovo modo di comportarsi e di rapportarsi con il peloso è riuscito ad ottenerla.
Un risultato apparentemente semplice – le uscite non sono più un incubo – nasconde un lavoro immane sia da parte del cane sia da parte dell’umano ed è una prova tangibile del perchè avere il cane problematico può essere una fortuna.
E su questo sono giorni che mi macero cercando un modo per esprimere in modo comprensibile quello che un cane problematico e il desiderio di migliorare la situazione porta ai suoi umani. Mi do per sconfitta e mi limito ad un elenco, ovviamente non esaustivo ma spero sufficientemente indicativo e almeno un po’ comprensibile. Sono in ordine sparso.
- conoscere e capire meglio il proprio cane
- conoscere di più i cani in generale
- imparare a gestire e a relazionarsi in modo più corretto con il proprio cane e i cani in generale
- prendere consapevolezza di sè, dei propri sentimenti, dei propri stati d’animo e dei propri comportamenti – il cane sente tutto, interpreta tutto e reagisce di conseguenza. Lavorare con un cane problematico richiede che l’umano sappia e controlli quello che trasmette e quindi lo costringe ad avere consapevolezza di sè.
- allargare la propria mente – per arrivare a comprendere certi modi di fare dei cani bisogna spingersi veramente avanti con la mente
- essere più disponibili – un cane problematico manifesta un disagio, farlo stare meglio richiede andare incontro alle sue esigenze
- capire l’importanza del dialogo – il cane comunica, il suo umano deve ascoltarlo, capirlo, rispondergli
- essere veritieri – i cani vanno oltre i gesti e le parole, percepiscono le intenzioni degli umani
- essere più comprensivi e tolleranti – non si può ridurre i comportamenti del cane a follia/cattiveria o equivalente. Qualsiasi esse siano, il cane ha le sue ragioni e devono essere considerate e anche capite, perchè non si può affrontare senza aver capito prima.
- controllare i propri istinti – particolarmente all’inizio (il che può voler dire anche dopo mesi e mesi di lavoro), i miglioramenti potrebbero essere minuscoli e più di una volta ci si troverà travolti dal desiderio di farla finita con il cane. L’istinto va messo sotto controllo e, per quando sia oscenamente faticoso, si deve far prevalere la ragione.
- mettersi in discussione e confrontarsi con gli effetti delle proprie scelte e dei propri comportamenti – un cane problematico (con le eccezioni viste sopra) svela qualcosa che non va in come è gestito, come vive, come si relaziona con i suoi umani. Chi ha un cane problematico si trova davanti il simpatico compito di dover affrontare sè stesso.
- accettare, apprezzare, amare e rispettare il cane per chi è e non per come si vorrebbe che fosse: arrivare qui è un punto di svolta nella propria maturazione come proprietario e nella relazione con il cane – la problematicità del cane è anche relativa alle aspettative del proprietario; nel momento in cui si apprezza e ama il peloso per chi è, lo si vive anche in modo diverso.
- il successo è una questione di punti di vista: successo non vuol dire necessariamente una trasformazione radicale. Il più delle volte vuol dire cambiamento – che può essere più o meno importante – nel cane e adattamento delle aspettative del proprietario.
Riassumendo: un cane problematico è un’opportunità e una fortuna potenziale perchè svela che c’è un problema e lavorare per cambiare la situazione rende più consapevoli, attenti e rispettosi e quindi, alla fine, proprietari migliori, oltre che più felici.
Un immenso grazie alla nostra maestra Cinzia, lei sa perchè.