Sono ormai diverse decadi (quasi mezzo secolo) che gli scienziati usano lo specchio come strumento per studiare il riconoscimento di sè negli animal.
Protagonisti dei primi test sono stati alcuni scimpanzè a cui era stata fatta in segreto una macchia rossa sul muso.
I nostri cugini pelosi vedendosi allo specchio notavano che c’era qualcosa di diverso – la macchia rossa – e non toccavano lo specchio ma si toccavano il muso nel punto dove lo specchio indicava esserci l’anomalia, proprio come facciamo noi umani quando vediamo qualcosa di strano sul nostro viso.
Gli studiosi hanno stabilito che questo comportamento di fronte allo specchio indica che gli scimpanzè si riconoscono, sanno come sono fatti.
E con questo arriviamo ai cani.
I nostri pelosi, gli animali più vicini agli umani che esistano nel creato, che spiccano per le incredibili capacità acquisite evolvendosi con gli umani, gli unici animali al mondo in grado di interpretare di capire cosa vuol dire quando gli umani indicano, cosa vedono quando si trovano di fronta a uno specchio?
La teoria più diffusa è che non fanno come gli scimpanzè (o i delfini, o gli elefanti asiatici o addirittura le gazze) e vedendo la loro immagine riflessa dentro uno specchio non sanno di essere loro stessi.
Il che non vuol dire che sono tonti, assolutamente no, anzi, perchè ad esempio riconoscono il valore strumentale degli specchi e li usano per raccogliere informazioni e per risolvere problemi.
Che i cani posti di fronte a uno specchio non si comportino come gli scimpanzè non vol dire automaticamente che non sappiano riconoscersi.
Il problema potrebbe essere nello strumento usato per determinarlo, ossia che lo specchio non sia adatto ai cani. In fin dei conti [su_highlight]nel mondo sensoriale dei cani la vista viene, e a una buona distanza, dopo l’olfatto e l’udito.
Alla fine degli Anni 90 si è dedicato a questo mistero il grande Marc Bekoff[. professore emerito di Ecologia e Biologia evolutiva alla University of Colorado negli Stati Uniti, che per capire se i cani si riconoscono ha abbandonato lo specchio e ha usato la pipì dei cani, che per i quadrupedi è una fonte importantissima di informazioni.
Per cinque anni Bekoff ha studiato il comportamento del suo cane quando incontrava la sua pipì e quella degli altri cani ed ha rilevato che Jethro (il suo peloso), e come lui gli altri cani, distinguono la loro pipì da quella degli altri.
L’interpretazione che è stata data del test è che i cani hanno sicuramente un senso di sè stessi, questa pipì è mia, questa è di un altro.
Un passo oltre sul tema lo ha fatto Alexandra Horowitz del Dog Cognition Lab del Barnard College a New York in quello che viene chiamato test di specchio olfattivo.
Lo ‘specchio’ è sempre la pipì, come aveva fatto Bekoff, però modificata con l’aggiunta di un altro odore (di fatto, l’equivalente canino della macchia rossa sul muso per gli scimpanzè) e dalla ricerca è emerso che i cani si accorgono se la loro pipì è alterata, un po’ come gli scimpanzè si accorgono di avere una macchia anomala sul muso. Il che porta a pensare che sappiano riconoscersi.