Facciamo chiarezza sulla questione dell’accesso dei cani nei supermercati su cui da qualche tempo si legge di tutto (per rimanere in tema della disinformazione diffusa che c’è sui quadrupedi).
Sulla questione accesso dei cani ai supermercati esiste un regolamento comunitario che prevede che si possa vietare l’accesso (degli animali in generale) solo se c’è il rischio di contaminazione degli alimenti.
In altre parole, secondo l’Unione Europea non si può vietare l’accesso degli animali a meno che non ci sia un rischio di contaminazione degli alimenti.
In Italia il Ministero della Salute ha emesso un regolamento secondo cui l’OSA (Operatore Settore Alimentare) ha l’obbligo di stabilire in autocontrollo (quindi di fatto vuol dire che possono inventarsi quello che vogliono) quali sono le condizioni potenziali (nemmeno reali, basta che siano potenziali, e quindi anche in questo caso la discrezionalità del negoziante è totale) di contaminazione degli alimenti da parte degli animali e di adottare tutti gli accorgimenti opportuni per impedire la contaminazione. Detto questo, si precisa che l’ingresso agli animali nei supermercati può essere vietato solo se è l’unico modo in cui può gestire il rischio di contaminazione.
Le uniche eccezioni sono i cani guida per non vedenti e quelli delle Forze dell’Ordine – il che da da pensare che la contaminazione non sia così pericolosa perchè se lo fosse nessun cane dovrebbe poter entrare. Ovviamente vietando l’accesso a tutti i cani, compresi quelli guida, gli esercizi commerciali dovrebbero offrire ai loro accompagnatori un sostegno adeguato per fare la spesa senza il loro aiuto a quattrozampe. In un paese serio forse lo farebbero, ma qui? Viene da ridere piangere al solo pensiero di cosa sarebbero capaci di inventarsi
Tornando alla questione iniziale, sa vuol dire praticamente:
Per come è impostato il regolamento, visto che per vietare l’accesso tutto quello che i negozianti devono fare è sostenere, senza alcun controllo esterno, che c’è il rischio di contaminazione degli alimenti e che non hanno altro modo di gestirlo, di fatto il Ministero lascia i negozianti liberi di stabilire chi far entrare e chi no.
Ma non basta.
Se l’ostilità nei confronti dei cani viene favorita, la disponibilità nei loro confronti viene contrastata.
La Direzione generale per l’Igiene e la Sicurezza degli Alimenti (DGISAN) del Ministero infatti in una nota Direttore dell’Ufficio 2 (Igiene degli alimenti ed esportazioni), il Signor Pietro Noé, ha anche precisato che dove le autorità locali con propri regolamenti comunali abbiano previsto di autorizzare l’ingresso degli animali negli spazi di vendita, “in aggiunta ai requisiti specifici eventualmente indicati nel regolamento”, l’OSA (Operatore Settore Alimentare) deve “prevedere nelle sue procedure di autocontrollo le modalità con le quali viene garantito che gli animali non vengano a contatto diretto o indiretto con gli alimenti sia sfusi che confezionati” (fonte Anmvioggi).
Chi vuole vietare l’accesso basta che dica che non ha alternative, chi vuole far entrare i cani invece deve dimostrare come garantisce la protezione degli alimenti, e non solo quelli sfusi, anche quelli sigillati. Perchè si sa, con la loro sola presenza i cani mettono a rischio l’incolumità pubblica.
C’è una sensazione sgradevolissima di legalizzazione della discriminazione.
In questo quadro, gli sforzi di quelle catene che fanno il possibile per aiutare i cani e i loro proprietari è ancora più apprezzato.
Concludendo, visto quello che appare come vero e proprio accanimento contro i cani ci si chiede anche se i signori del Ministero hanno mai fatto un giro per gli ospedali italiani.
Sicuri che le condizioni siano così immacolate? Per dirne una, io non ho mai visto da nessun altra parte, nemmeno nel Gran Canyon, insetti mostruosi come quelli che tutti i giorni passeggiavano serenamente nei reparti del pronto soccorso del Policlinico di Roma.
Quelli vanno bene, ma i cani sono infestanti e pericolosi?