Moltissimo di ciò che si è convinti di sapere sui cani sono falsi miti che hanno poco o nulla a che vedere con la realtà dei cani e della loro relazione con gli umani.
Eccone alcuni:
- I metodi per educare i cani sono diversi ma alla fine alternativi, è solo una questione di scelta
- Se sale sul letto vuol dire che vuole dominare
- Il rispetto si ottiene con la forza
- Il cane litigioso che fa il più forte fa così perchè è dominante
- Nell’approccio cognitivo si usano solo baci e abbracci
- Il cane che non va bene si mette a posto in modo facile e veloce
- I cani sono semplici e poco impegnativi
I metodi per educare i cani sono diversi ma alternativi
Per ‘educare’ i cani c’è chi si basa sull’approccio cognitivo e chi usa la ‘tecnica’, la coercizione. Che i metodi siano alternativi, che la scelta tra uno e l’altro sia una questione personale è un falso mito. I motivi sono diversi.
La coercizione considera il fine, ‘mettere a posto’ il cane di cui i proprietari sono scontenti. Per il cane non c’è interesse, tutti i cani sono considerati uguali e per tutti la soluzione è una, deve diventare come vogliono gli umani. Per chi è il cane, il suo carattere, la sua personalità, la sua storia, il suo stato d’animo, le sue motivazioni, l’ambiente in cui si trova, come è trattato, come si comportano i suoi proprietari non c’è interesse.
Nei confronti della coercizione c’è un problema morale, etico e di efficacia: abusare di qualcuno è una aberrazione e in più è scientificamente provato che i risultati che si ottengono sono apparenti, l’uso della violenza inibisce, quando non diventa addirittura impotenza appresa, peggiora e aggrava i problemi del cane e causa al cane e alla relazione umano-canina danni tanto gravi da essere spesso irreparabili.
L’approccio cognitivo parte dal cane, ciascuno nella sua unicità e complessità, e conduce a soluzioni adeguate per il cane e i suoi proprietari attraverso percorsi individualizzati basati sulla comprensione e la comunicazione e dettato dalle esigenze specifiche e dalle caratteristiche di ciascun animale e dei suoi proprietari. La validità dell’approccio cognitivo è una realtà scientificamente dimostrata.
Che la coercizione sia necessaria se non per tutti per alcuni cani è un altro falso mito, così come è un falso mito che la violenza possa essere regolata.
La scelta tra metodo e strumenti coercitivi e l’approccio cognitivo è personale ma non è tra due metodi comparabili, nè in efficacia nè in morale nè in etica.
Se sale sul letto vuol dire che vuole dominare
Numerosissimi proprietari, e tra loro anche educatori ed istruttori cinofili, dormono con il cane sul letto. E’ comodo, è caldo, è naturale, è intimo, rafforza la relazione umano-canina, da compagnia, e non c’è niente di sbagliato. Con l’eccezione di alcune situazioni – problemi fisici o difesa delle risorse, tra questi – è solo una questione di gusti. Chi vuole (cane e umano) dorme con il cane sul letto, chi non vuole (cane o umano), non lo fa.
Che dormire con il cane sul letto voglia dire farsi dominare e che il desiderio del cane di dormire sul letto sia espressione della sua intenzione di dominare i proprietari è un falso mito.
Il rispetto si ottiene con la forza
Un altro falso mito è che per farsu ruspettare dal cane bisogna far vedere chi comanda.
La realtà è un’altra: la forza non conquista rispetto ma paura, ansia e stress e relativi effetti nefandi su mente, corpo, comportamenti e relazione.
Il rispetto si ottiene, è riconosciuto, a chi mostra di saper essere un bravo leader, che sa gestire con competenza risorse e ambiente; un bravo leader non ha bisogno di ricorrere alla violenza.
Il cane dominante è il più forte e litigioso
Il cane che litiga di più, che buliizza gli altri, che ha un atteggiamento arrogante e prepotente è dominante è un altro falso mito.
Il cane dominante è il cane sicuro di se, che ha competenze sociali ben sviluppate, che sa comunicare, sa gestire situazioni e risorse, che quando lo ritiene necessario interviene per pacificare situazioni di tensione (sia tra persone di famiglia sia tra altri cani). Non ha bisogno di fare scenate, di aggredire e pretendere con la forza, da segnali chiari e gli altri lo riconoscono come autorevole e automaticamente gli lasciano spazi e accesso alle risorse.
La realtà dei cani è che come tra gli umani, anche tra i cani esistono gli individu autorevoli, coloro che per la loro personalità incutono naturalmente rispetto negli altri e il cane dominante è il cane autorevole, non il bullo, il violento, il prepotente, il litigioso.
Nell’approccio cognitivo si usano solo baci e abbracci
Una critica nei confronti dell’approccio cognitivo è che si affiderebbe solo a ‘baci e abbracci’, anche nei confronti dei casi più pericolosi, e tratterebbe i cani come bambini viziati a cui tutto è concesso.
La realtà è un’altra: il no esiste e deve eistere ma non è l’unica parola che si usa e non è monodirezionale, dall’umano verso il cane. No è una delle numerose parole che fanno parte dell’importante comunicazione umano-canina, ed è bidirezionale, lo usano sia gli umani sia il cane.
Esiste anche la punizione ma a differenza dei metodi basati sulla violenza, la punizione non è positiva, non è una azione mirata a causare dolore o paura. E’ una punizione negativa, ossia non concedere qualcosa di desiderato
Il cane si mette a posto in modo facile e veloce
Basta imporsi come capobranco, far capire chi comanda, sottomettere il cane e l’animale è messo a posto. Per chi vuole il cane chiavi in mano non c’è problema: l’addestratore si occupa di tutto e in breve tempo riconsegna l’animale conformato al modello voluto dai proprietari.
E’ un vero falso mito.
La realtà è che con i cani le soluzioni facili e veloci non esistono, non di rado il problema non è il cane ma i proprietari, i problemi quando ci sono sono multidimensionali, alcuni reali del cane, alcuni relativi, e affrontarli e risolverli richiede competenza, conoscenza, comunicazione, collaborazione e l’impegno costante e importante dei proprietari, che sono protagonisti tanto quanto il cane, e tutto nei suoi tempi.
I cani sono semplici e poco impegnativi
Per qualche ragione si pensa che i cani siano semplici. E’ così forte il desiderio che sia così che alcuni del settore cinofilo sentono addirittura il bisogno di urlarlo, in nome del ‘per fortuna non sono come gli umani!!’. Che sia una fortuna che i cani non sono umani si può effettivamwnte discutere, che non siano come gli umani è un tema già molto più complicato e che siano semplici è un vero falso mito.
Che i cani siano semplici forse non è un mito ma se lo fosse sarebbe un falso mito, di quelli enormi.
La realtà è che i cani non sono per niente semplici, sono complessi tanto quanto gli umani e per noi, ancora di più perchè sono di un’altra specie per cui capirli è ancora più complicato.
Ecco qalche motivo:
- i cani provano tanti sentimenti, emozioni e stati d’animo tra cui gelosia, amore, delusione, dolore fisico ed emotivo, lutto, preoccupazione, insicurezza, paura, disgusto, ansia, stress, anticipazione, imbarazzo, felicità
- hanno ognuno il suo carattere, la sua personalità e i suoi gusti
- hanno la loro comunicazione, molto diversa da quella umana (ne abbiamo trattato qui e qui)
- hanno un codice di comportamento canino, molto rigoroso, che ne regola le interazioni e i comportamenti, e che è diverso dalle leggi umane
- hanno motivazioni individuali e di razza
- hanno predisposizione genetica e individuale
- hanno senso di se
- hanno memoria
- hanno senso del tempo
- soffrono la solitudine, per la loro natura, per il loro essere cani, essere soli è innaturale
- hanno bisogno di sentirsi capaci per cui devono fare esperienze in cui la loro capacità è esercitata e si esprime
- hanno bisogno di essere preperati alla vita
- hanno bisogno di sentirsi realizzati
- i loro comportamenti esprimono motivazioni, stati d’animo, intenzioni
- hanno esigenze emotive, fisiche e mentali molto importanti e il compito di soddisfarle è dei proprietari
- i proprietari per loro sono come i genitori con i figli, con lo stesso ruolo di guida, gestione di risorse e ambiente, educazione, sicurezza, conforto, amore, etc.
- leggono e interpretano gli umani come nessun altro, capiscono come si sentono gli umani e modulano i loro comportamernti di conseguenza
- hanno contagio emotivo con gli umani
- soffrono delle stesse malattie degli umani, comprese le malattie psicosomatiche
- hanno bisogno di sentirsi sicuri
- rispondono bene al positivo e male al negativo
- sono molto simili agli umani ma anche molto diversi
- recepiscono come comunicazioni da parte degli umani, e ad esse rispondono con relativi comportamenti, anche gli odori che gli umani emanano (di cui gli umani, ovviamente, non sono nemmeno consapevoli)
- comunicano con gli umani anche in modo umano
E tantissimo altro.
In sunto: i cani sono straordinariamente complessi, la loro relazione con gli umani è unica e straordinaria, le apparenze spesso ingannano per cui si pensa di vedere e di sapere cosa stanno facendo e come si sentono ma in realtà è tutt’altro, antropomorfizzarli è un errore ma negare la loro ricchezza emotiva, le capacità cognitive e le loro esigenze in nome dell’anti-antropomorfizzazione è un errore ancora più grave.