Si prende il cane e ci si aspetta che sia conforme ad un modello idealizzato di come deve essere il cane. Quando si rivela che non lo è si ricorre all”educazione’, considerata sinonimo del procedimento che porta il cane a diventare come lo si vuole.
Per ‘educare’ alcuni si rivolgono all’educatore, alcuni si fidano del dogsitter ‘bravissimo’, alcuni vanno dall’addestratore che promette straordinari risultati in brevissimo tempo, alcuni fanno da se, seguendo pratiche che vedono alla televisione e di cui leggono o sentono in giro; parecchio peso hanno le affermazioni, nella stragrande maggioranza dei casi sbagliate, di altri proprietari che ‘ne sanno di cani perchè è tutta la vita che li hanno’.
Quando i risultati non sono quelli attesi inizia una ricerca scomposta di alternative, Chi e cosa fa sì che il cane sia come deve essere (= come voglio io)?
Il criterio che guida la ricerca è quello dell’efficacia perchè, si pensa, se il cane non diventa come lo si vuole vuol dire che è sbagliato, il metodo educativo ha fallito e il proprietario, sotto il peso della pressione sociale, si sente un incapace.
Questo approccio ha due problemi: l’idea di cosa è l’educazione e il criterio di ricerca del metodo educativo.
Educare il cane, infatti, non vuol dire portarlo ad essere e comportarsi come vogliono gli umani, vuol dire prepararlo alla vita e metterlo in condizione di vivere serenamente nel contesto sociale in cui è inserito, nel pieno rispetto della sua natura e delle sue esigenze e il criterio di valutazione del metodo educativo non può essere l’efficacia quando è considerata come capacità di forzare il cane a conformarsi alle aspettative umane.
Quello che conta davvero del metodo educativo
Quello che conta veramente del metodo educativo deve essere il benessere del cane, il rispetto della sua natura, della sua predisposizione genetica ed individuale e delle sue esigenze e ciò non solo nell’immediato della sessione di lavoro ma anche nella sua vita quotidiana.
Uno studio pubblicato nel 2020 sulla rivista scientifica Plos One si è occupato del tema.
L’educazione del cane e il suo benessere
I risultati ottenuti sono dati da rilevazioni fisiologiche e osservazioni comportamentali.
Il gruppo di ricerca ha studiato un gruppo di cani trattati esclusivamente con metodi e strumenti coercitivi, un gruppo di cani trattati con coercizione alternata e un gruppo di cani trattati solo con il rinforzo positivo, facendo rilevazioni fisiologiche (campioni di saliva per la concentrazione di cortisolo) prima e dopo le sessioni di lavoro e registrazioni video per osservare eventuali comportamenti associati allo stress (i.e. leccarsi le labbra, sbadigliare) e lo stato comportamentale generale dei cani (i.e., tesi, rilassati, etc.) durante e dopo la sessione di lavoro. Per valutare il loro stato di benessere dopo la sessione di lavoro, i cani hanno anche partecipato ad un cognitive bias task.
I risultati
Dalla ricerca è emerso che rispetto ai cani educati con la gentilezza e il rinforzo positivo, i cani trattati con metodi e strumenti coercitivi avevano più comportamenti legati allo stress, erano in uno stato di tensione maggiore e cercano di ‘spegnersi’ (quello che in psicologia si chiama low behavioral state), durante le sessioni di lavoro ansimavano di più e finita la sessione i livelli di cortisolo erano aumentati significativamente.
Non solo, nel cognitive bias task erano più pessimisti, mostravano di non aspettarsi nulla di buono dal loro comportamento.
I dati dei cani del gruppo cosiddetto misto (non solo coercizione) erano molto simili a quelli dei cani trattati con la sola coercizione – molti comportamenti legati allo stress, stato di tensione diffuso, low behavioral state, respiro affannoso durante le sessioni di lavoro, alti livelli di cortisolo nel dopo sessione, stessa performance nel cognitive bias task – ma leggermente meno intensi.
In poche parole, lo studio rivela che:
- I cani ‘educati’ con la sola coercizione o con un misto di coercizione hanno le stesse manifestazioni comportamentali legate allo stress, tensione, e andamento del cortisolo e visione pessimista del mondo. Non c’è quindi differenza tra una coercizione violenta e una coercizione associata a rinforzo.
In breve
- Rilevazioni fisiologiche ed osservazioni comportamentali rivelano che il metodo con cui i cani sono educati è importante perchè influisce sul benessere fisico, mentale e psicologico sia nell’immediato della sessione di lavoro sia nella vita quotidiana.
- La coercizione, sia usata esclusivamente sia in combinazione con il rinforzo, è dannosa per il benessere fisico, emotivo e mentale del cane, nell’immediato della sessione di lavoro e nel corto, medio e lungo termine della vita quotidiana.
- Visto che il metodo usato per ‘educare’ il cane ha effetti sul suo benessere, fisico, mentale ed emotivo, il criterio con cui se ne valuta la validità deve essere se garantisce il benessere della creatura.
Con Sara de Cristofaro, educatore cinofilo e autrice del best-seller Senti chi Abbaia