Anche i cani, come gli umani, hanno diverse fasi dell’età; ecco quindi l’infanzia e l’adolescenza, l’età adulta e la terza età che sono molto più concentrate nel tempo e di durata un po’ diversa rispetto agli umani ma di fatto sono le stesse e hanno anche caratteristiche molto simili
Alla terza età, che è il periodo su cui ci soffermiamo oggi, arrivano in quello che alla fine è un soffio o poco più.
La terza età
Il cane anziano ha caratteristiche ed esigenze molto simili a quelle dell’umano anziano: sente e soffre maggiormente le temperature, sia il caldo sia il freddo, ha andatura anomale, soffre di dolori osteoarticolari, ha problemi di memoria, le capacità mentali si riducono, si abbassa la vista, si abbassa l’udito e c’è il rischio di demenza senile, in quella che viene chiamata sindrome da disfunzione cognitiva.
La sindrome da disfunzione cognitiva
Ci sono diversi fattori all’origine della malattia e non esiste una cura; il meglio che si può fare, proprio come per gli umani, è cercare di prevenirne l’insorgere con una vita sana e attiva in cui mente e corpo sono adeguatamente e correttamente stimolati e tenuti attivi anche nella terza età e in cui la alimentazione è corretta e di ottima qualità.
I segni della sindrome da disfunzione cognitiva
I segnali che possono far sospettare che il cane soffre di sindrome da disfunzione cognitiva sono diversi. Tra questi: disorientamento in ambienti noti, difficoltà a riconoscere persone e animali familiari, difficoltà a riconocere richieste, a fare cose note, cicli alterati di sonno-veglia.
Difficoltà di udito
Come vedevamo prima, i cani, proprio come gli umani, con l’avanzare dell’età soffrono dell’abbassamento progressivo dell’udito – si sa che mediamente i problemi insorgono tra gli 8 e i 10 anni ed iniziano con le alte frequenze seguite dalle medie frequenze.
Udito e declino cognitivo negli umani
Negli umani circa un terzo delle persone oltre i 65 anni soffre di riduzione dell’udito ed è noto che la perdita dell’udito è associata ad un maggiore rischio di sviluppare la demenza: è stato stimato che il tasso di declino cognitivo è del 40% più veloce in chi ha problemi di udito.
Un motivo per cui si ipotizza la connessione tra problemi di udito e declino cognitivo è che l’interpretazione dei suoni e molto del processamento cognitivo avvengono nelle stesse aree del cervello, il lobo temporale del cervello processa le informazioni uditive e immagazzina la memoria a breve termine ed infatti spesso è la prima area ad essere toccata dall’Alzheimer.
L’ipotesi è che l’abbassamento dell’udito porti ad un deterioramento progressivo di questa regione del cervello che non dovendo più lavorare per interpretare i suoni si restringe, le cellule corticali muoiono e di fatto smette di funzionare.
La ricerca
Vista la somiglianza tra i cani e gli umani, un gruppo di ricercatori statunitensi ha voluto indagare se anche nei cani la riduzione dell’udito è associata al declino cognitivo.
Il loro studio dal titolo Relationship between hearing, cognitive function, and quality of life in aging companion dogs è stato pubblicato recentemente sulla rivista Journal of Veterinary Internal Medicine.
Udito e declino cognitivo nei cani
Dallo studio è emerso un chiaro legame tra perdita dell’udito e declino cognitivo.
Tra i cani con udito normale, il 61% non aveva alcun sintomo di declino cognitivo, il 31% aveva qualche sintomo e il 5% aveva segni moderati di declino cognitivo.
I numeri cambiano in modo significativo già quando la perdita dell’udito è moderata: appena il 25% non aveva sintomi di declino cognitivo e ben la metà (il 50%) mostrava segni moderati di demenza.
Nel gruppo di cani con una perdita dell’udito importante i numeri sono ancora più rilevanti: lo 0% – nessun cane – era privo di sintomi di demenza; il 38% aveva sintomi moderati ed il 50% aveva livelli severi di demenza.
Cosa si può fare
Negli umani la perdita dell’udito è uno dei rischi maggiori per lo sviluppo della demenza e i dati sembrano rivelare che lo stesso è per i cani.
Per le persone, l’uso di apparecchi acustici si ritiene aiuti a ritardare o addirittura prevenire la demenza e comunque prevenire un declino cognitivo serio e lo stesso potrebbe essere fatto per i cani.
Per ovviare al problema degli apparecchi, che i cani è molto difficile che tollererebbero, i ricercatori ipotizzano che una soluzione potrebbe venire dagli apparecchi implantabili.