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Dai sentimenti all’alimentazione: le convinzioni da rivedere sui cani

Tutti conoscono i cani, nel senso che se ne vedono uno lo riconscono; quasi altrettanti conoscono i cani nel senso che hanno sentito le cose che si ‘sanno’ sui cani; pochissimi, anche tra i proprietari, conoscono realmente i cani, sanno chi sono veramente.

E’ curioso visto che conviviamo con i cani da migliaia di anni (si parla addirittura di coevoluzione tra cani e umani), abbiamo tante cose in comune con loro e da parte loro i cani ci leggono ed interpretano come nessun altro.

Non sapere chi sono veramente i cani fa sì che quando se ne porta uno nella propria vita si abbiano convinzioni e aspettative irrealistiche nei suoi confronti.

E’ l’argomento di oggi.

L’educazione del cane

Per tantissimi educare il cane è sinonimo di assoggettarlo alla volontà umana, annullarlo nel suo modo di essere.

Educare il cane in realtà vuol dire prepararlo alla vita e metterlo in condizione di vivere serenamente nella società umana in cui si trova, nel rispetto della sua genetica e della sua predisposizione individuale.

Educare non è cambiare il cane, non è forzarlo a conformarsi ad aspettative umane che sono in conflitto con la sua natura.

Il contatto con le persone

I cani, particolarmente i cuccioli, portano in mente i peluche; alcuni hanno anche il physique du role come si dice degli attori: piccoli, tondolotti e morbidi sembra siano nati per essere toccati e accarezzati.

La realtà dei cani è diversa: non tutti i cani amano essere toccati (noi lo abbiamo scoperto con Oban, ed è stato un shock) e chi non apprezza le attenzioni non le deve subire, anche se chi le vuole dare ha le migliori intenzioni ed è un membro della sua famiglia.

Amare il cane per chi è richiede anche accettare il suo carattere e la sua personalità e prima riconoscere e poi apprezzare il suo modo di dare e prendere affetto, anche se non comprende il contatto fisico intimo.

Ogni cane è un individuo a se

Oban quando era piccino non voleva camminare con il guinzaglio, si impuntava e non c’era verso di farlo muovere – 6-8 kili di cucciolo ed era come cercare di spostare una enorme palla di piombo. Vedevo gli altri piccoletti che trotterellavano felici con i loro umani ed ero presa da una invidia inenarrabile e ululavo internamente ma perchè non può essere come loro??? (non è l’unica cosa su cui me lo sono detta…)

La risposta è semplice: ogni cane è unico e speciale nella sua invidualità e un passo fondamentale della relazione con il cane è imparare ad apprezzare ed amare il proprio cane per chi è, con i suoi pregi e i suoi difetti, che ha come tutti (anche se all’apparenza può sembrare che altri abbiamo solo pregi). In fondo nulla di diverso da quello che si fa con una dolce metà umana.

Lasciarli esprimere

I cani provano tanti sentimenti, tante emozioni e tanti stati d’animo – possono essere contenti, scontenti, preoccupati, stressati, ansiosi, eccitati, nervosi, sofferenti (psicologicamente e/o fisicamente), hanno carattere e personalità, gusti e preferenze e li esprimono – con il ringhio, l’abbaio, l’ulato, l’appoggiarsi alle gambe, il tirare al guinzaglio, etc. etc. – ed è difusissimo che siano sgridati e puniti per questo.

Non va bene. I cani devono devono poter esprimere come si sentono e invece di reprimere, gli umani dovrebbero apprezzare la comunicazione, capire la ragione del disagio e intervenire per mettere il cane a suo agio.

Vanno tutti salvati

Tanti pensano che i cani che vivono liberi siano infelici e bisognosi di una casa e di una famiglia umana e per dargliela li strappano da dove si trovano e li trasportano in situazioni domestiche.

La vita libera ha sicuramente le sue difficoltà e la loro libertà ha sicuramente costo e rischi ma è anche appagante e ricca di stimoli e, soprattutto, spessissimo i cani non sono soli, sono sostenuti da un gruppo sociale fatto di persone che li nutrono e di altri cani con cui condividono la libertà e a cui sono legatissimi.

Portarli via pensando che vivere in casa con gli umani sia per loro il meglio è non solo presuntuoso ma spesso anche molto crudele perchè porta importanti sofferenze al cane.

Le spiegazioni

Mi salti addosso, mi rompi il cappotto, come ti salta in mente; smetti subito!

‘Possibile che non capisci che devo uscire, andare al lavoro, guadagnare?’

‘Voglio uscire, tu devi stare qui buono senza fare storie, guai a te se trovo qualcosa di rovinato quando torno!’

Smettila di tirarmi! Smettila ti ho detto! Sei un cretino! Un egoista! Un mostro! Mi rendi la vita un inferno!’

Sono solo alcuni esempi ma danno una idea del punto: viene spontaneo dilungarsi con i cani e frustrarsi quando loro (ovviamente) sembrano non cogliere il significato del fiume di parole che si riversa su di loro.

La verità è che i cani sono straordinari osservatori e lettori degli umani e più delle parole, oltretutto spesso rigurgitate con ferocia, per loro la comunicazione sono il tono delle voce, le espressioni, lo sguardo, la postura, i gesti e si concentrano sullo stato d’animo e le intenzioni che queste rivelano e se sentono negatività – aggressività, violenza, frustrazione – si tengono lontani.

Per farsi capire dai cani bisogna essere chiari, coerenti, e positivi.

Non sono pupazzi

Un’altra idea sui cani è che debbano stare ovunque, vivere senza disturbare in qualsiasi contesto gli umani decidano di metterli. E’ un errore madornale: non solo per poter affrontare serenamente ciò che la vita porta, i cani devono essere adeguatamente preparati iniziando quando sono piccinissimi ma bisogna anche essere pronti ad accettare (e organizzarsi di conseguenza) che potranno comunque avere difficoltà, anche insormontabili, con alcune cose.

Un tema delicato è la città – i rumori, il caos, la gente, gli altri cani, la strada, il traffico, possono essere troppo per alcuni cani, causare problemi enormi tali da rendere la vita in città impossibile.

Il cane che non riesce a vivere in città non è cattivo, non è stupido, non è un problema – ha sbagliato l’umano che lo ha preso e lo ha portato a vivere in un contesto per lui/lei inadatto.

(Da notare che è scientificamente provato che anche i cani che vivono in città apparentemente bene hanno molti più problemi di quelli che vivono in situazioni più tranquille).

Gli estranei

Un’altra convinzione errata sui cani è che debbano trovarsi bene con tutte le persone: chiunque entra in casa, chiunque li avvicina per strada, il Cane, vuole l’immaginario, scodinzola e si fa accarezzare; quelli che non lo fanno hanno un problema, sono strani, addirittura cattivi.

Ecco, no: i cani, come le persone, non amano tutti e non apprezzano tutti, hanno predisposizione di razza oltre al carattere e alla personalità e sono quindi più e meno socievoli, più o meno aperti verso chi non conoscono e non c’è nulla di sbagliato in chi è meno socievole.

I negozi

Esco a fare la spesa e mi porto il cane così non mi tocca portarlo fuori apposta, oppure, alternativa possibile, così non lo lascio da solo a casa.

Ci potrebbe anche stare non fosse che i cani non devono necessariamente apprezzare andare per negozi, per alcuni di loro è una vera tortura e non per questo sono difficili, problematici, pesanti.

Alcuni cani si divertono ad andare per negozi, altri no, non solo non si divertono, soffrono proprio e da nessuna parte è scritto che debbano farlo. Alcuni manifestano apertamente il loro disagio – fanno storie, si bloccano, etc. per cui è impossibile non rendersene conto – altri sono meno clamorosi ma non per questo sono contenti. Clamorosi o meno, comunque non c’è niente di sbagliato nei cani che non apprezzano girare per negozi e ovviamente non devono essere portati a forza.

Un corollario di questo punto è che bisogna anche imparare che ci sono occasioni in cui lasciare il cane da solo a casa (ovviamente, per un tempo limitato) è meglio dell’alternativa di portarselo dietro e farlo soffrire.

Gli altri cani

Un altro cane, andiamo subito vicino, così vi salutate.

Anche no…

L’ho tenuto in area cani per due ore e non si è mosso di un cm; questo cane non è a posto.

Anche no…

Ho invitato a casa un amico che ha portato il suo cane e il mio si è comportato malissimo

Anche sì….

La mia è femmina per cui non c’è problema

Potrebbe essere così come no….

Molto diffusa è l’idea che i cani si debbano piacere tutti tra di loro e debbano voler stare tra di loro.

La realtà dei cani è diversa: hanno carattere, personalità, gusti, simpatie, antipatie, sintonie e non sintonie e, proprio come gli umani, non si piacciono tutti tra di loro e non vogliono sempre stare con altri cani.

C’è chi è super socievole e cerca la compagnia, chi è selettivo e apprezza la compagnia di alcuni selezionati amici, e c’è anche chi preferisce non stare con gli altri cani; generalmente i maschi preferiscono le femmine agli altri maschi ma non è un assoluto; generalmente le femmine sono meno competitive (‘litigiose’ nell’immaginario collettivo) ma non è un assoluto nemmeno questo.

Nessuno di loro è meglio dell’altro. E’ invece molto importante (ri)conocere le preferenze del proprio cane e non forzarlo ad interazioni che non gradisce.

Le loro esigenze contano

I cani hanno importanti esigenze fisiche, mentali ed emotive che devono essere conosciute, rispettate e soddisfatte nei modi e nei tempi che servono al cane.

Non si deve prendere il cane se si ha l’idea che la sua vita viene dopo quella di tutti gli altri e si vivono le sue esigenze come un disturbo da assecondare solo se e quando si ha voglia e tempo.

La soddisfazione delle esigenze del cane deve essere prioritaria come quella di ogni membro della famiglia, non deve essere in funzione degli impegni e della disponibilità dei proprietari.

Chi se ne occupa

Ci sono genitori che affidano i bambini alle nannies e proprietari, tanti, che prendono il cane per poi lasciarlo in gestione ad altri.

Da quelli che optano per la soluzione rapida e veloce ‘te lo riporto messo a posto’ a quelli che delegano ad altri le uscite e il gioco a quelli che mollano il cane in pensione anche due mesi quando vanno in vacanza, chi pensa al cane come qualcosa da delegare ad altri, semplicemente non deve prenderlo.

Non c’è scusa, non c’è spiegazione, non c’è compromesso che tengano: se non si vuole o non si può vivere il cane nella sua pienezza non lo si deve prendere.

L’alimentazione

I cani sono come gli umani, bambini e adulti (ma non sono umani), e hanno bisogno di una alimentazione non solo di qualità ma corretta per le loro esigenze, non c’è impegno, non tempo, non voglia che tengano e che giustifichino scegliere una soluzione perchè è comoda.

In collaborazione con Sara de Cristofaro, educatore cinofilo, e co-autrice del best-seller Senti chi Abbaia

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Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

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