Per uscire in sicurezza, per se e per gli altri, e per reagire rapidamente a situazioni inaspettate, anche in casa, si deve avere la certezza che il cane risponda prontamente quando lo si chiama. Tanti proprietari danno per scontato che il cane chiamato risponda, è un cane e deve obbedire, è più o meno il ragionamento. Come sempre succede con i cani, però, la questione è meno semplice.
Perchè non è così semplice
Perchè non è così semplice? Prima di tutto perchè i cani non nascono imparati, come si diceva un tempo. Hanno bisogno di essere educati e preparati alla vita e tra le cose che si deve insegnare loro è che quando sono chiamati vuol dire che ci si aspetta che arrivino. A questo si aggiunge, come abbiamo visto, che per ottenere non basta chiedere, o peggio ancora pretendere, bisogna chiedere nel modo giusto e bisogna essere coerenti. La prima cosa da fare per chiedere in modo da ottenere è mettersi nella mente del cane.
Nella mente del cane
I cani hanno una mente, hanno desideri e capacità di scelta, sono curiosi, intelligenti, apprezzano il positivo e sfuggono il negativo, amano essere impegnati e conoscono il divertimento. Ciononostante, un errore che si fa molto frequentemente quando li si chiama è pensare che quello che stanno facendo non conti nulla – per il solo fatto di essere chiamati devono rispondere. Mettiamoci ora nella mente del cane: è impegnato e si sta divertendo e rispondere al richiamo vuol dire lasciare qualcosa che gli piace e lo interessa, per farlo quindi deve valerne la pena. E qui è la chiave per il successo del richiamo.
La chiave per il successo del richiamo
I cani apprezzano ciò che è positivo e tendono a fare ciò che porta loro qualcosa che apprezzano. Con il richiamo, come per tutto il resto, la chiave del successo sta, quindi, nel rendere il rispondere una esperienza positiva, che porta qualcosa di gratificante per cui vale la pena lasciare ciò che stava facendo. A differenza di quello che si può pensare, quella cosa piacevole e gratificante non sono necessariamente snackini.
Rispondere al richiamo vale la pena!
Il punto è, rispondere al richiamo e arrivare quando chiamati vale la pena se porta con se piacere e gratificazione. E il piacere e la gratificazione non sono difficili da fornire, anzi: complimenti, carezze, un po’ di gioco dedicato, soli il cane e il suo umano, divertimento sulla strada di casa, un gioco nuovo (il che non vuol dire comprare montagne di giochi ma più semplicemente mettere da parte uno già usato e tirarlo fuori dopo un po’ di giorni, sarà una bellissima sorpresa) o anche, ogni tanto, una squisitezza. Insomma, chi più ne ha più ne metta, l’importante è che al richiamo sia associato qualcosa di positivo. E qui casca l’asino, come si dice.
Un problema diffuso
Un comportamento molto comune che porta ad avere problemi con il richiamo è che, anche senza rendersene, lo si associa a qualcosa che per il cane è negativo, se non addirittura orribile – ad esempio essere messo al guinzaglio e portato via dal parco dove si stava divertendo tantissimo; essere sgridato perchè, sentendo nervosismo nella voce di chi lo ha chiamato, si è avvicinato lentamente e ha inviato segnali calmanti che non sono stati colti nè capiti; essere portato dal veterinario; essere portato dal toelettatore, etc. etc. Il richiamo così non è un anticipatore di cose belle ma qualcosa di molto diverso.
Non un richiamo, un avvertimento
Associato a qualcosa di negativo, il richiamo diventa non qualcosa a cui rispondere ma un avvertimento: rispondo e qualcosa di brutto mi succede > allora non rispondo. Se ci si riflette un secondo, non fa una grinza: perchè rispondere quando l’esperienza ha insegnato che farlo porta qualcosa di negativo? Un altro aspetto da considerare sono le parole da usare quando si richiama il cane.
Come richiamare?
Solitamente si richiama il cane con il suo nome ma non è necessariamente il modo migliore. L’educatrice americana Karen B. London spiega che è più efficace usare il nome per attrarre l’attenzione e poi usare un altro comando – ad esempio vieni, andiamo, aspetta, etc. – per indicare alla creatura quello che ci si aspetta che faccia. In questo modo, il cane che sente il suo nome si mette già in attenzione perchè sa che stanno per arrivare altre informazioni. E qui entra in gioco anche la coerenza.
La coerenza
Tante incomprensioni con i cani derivano dalle comunicazioni che inconsapevolmente inviamo loro e a cui loro rispondono. Perchè il richiamo abbia la risposta che ci si aspetta serve anche che tono, postura, ed intenzioni dell’umano, oltre ad essere positivi, siano coerenti tra di loro.