Quando gli tolgo il cibo di bocca si arrabbia. Prendilo a sberle fino a che non smette.
Non mi obbedisce. Gridagli addosso e se continua, passa alle mani fino a che non impara.
Difende le sue cose. Rivoltalo e sbattilo per terra così impara che non vuoi che lo faccia.
Quando usciamo non cammina accanto a me, vuole andare dove gli pare. Tiralo e strattonalo così capisce che comandi tu.
Riguardassero i bambini, modi di ‘educare’ come quelli visti qui sopra sarebbero considerati estremi. Quando si tratta di cani, invece, sono diffusamente usati.
I cani non sono bambini ma sono come bambini e anche con loro l’uso della coercizione, della ‘tecnica’ come ama chiamarla qualcuno, è maltrattamento.
Non è così perchè lo dicono i buonisti, i fanatici, i ‘gentilisti’, o i fan dell’amore e degli abbracci. E’ così perchè lo dicono più e più ricerche scientifiche.
Tra i tanti, se ne occupa il grande etologo Mark Bekoff in un recente articolo il cui titolo è ‘Gli Umani alfa dominanti non conquistano il rispetto e la fiducia dei cani‘ e il cui sottotitolo è ancora più eloquente ‘L’‘educazione’ con la dominanza causa stress ed è il peggior incubo dei cani’.
Il problema degli umani che si pongono come ‘alfa’ nei confronti dei cani e li trattano con strumenti e metodi coercitivi coinvolge temi come la dominanza tra i cani, la dominanza nella relazione umano-canina, la formazione di branchi tra i cani, cosa vuol dire veramente cane alfa e poi, di conseguenza, cosa vuol dire per i cani l”educazione’ basata sulla coercizione, ossia sulla paura e le punizioni. A differenza di quello che vogliono far credere i sostenitori dei metodi coercitivi, la questione è molto complicata.
Vediamo alcuni punti:
La questione della dominanza. Bekoff ci dice che in numerose specie di animali tra cui i cani esiste una dominanza lineare ‘a cui dare un significato solo ed inequivocabile è simplicistico e fuorviante‘.
Il termine alfa, tanto distorto e abusato, si riferisce ad un individuo di alto rango in un gruppo e non è in alcun modo sinonimo di ‘essere aggressivo‘ o ‘essere cattivo‘.
La coesione all’interno di gruppi sociali in cui vige una gerarchia, più spesso che no è mantenuta in modi non aggressivi e non violenti. Ci sono diverse ragioni per questo, uno dei quali è che l’individuo di alto rango – l’animale alfa – ha molto da perdere dai conflitti. I conflitti sono pericolosi, sono rischiosi, possono concludersi con la vittoria nella singola battaglia (ad esempio battere l’avversario nell’immediato) e la perdita della guerra (ad esempio, l’essere ferito e non potersi più riprodurre o non riuscire più a mantenere il proprio rango).
La comunicazione: La rischiosità dei conflitti rende vantaggioso evitarli tanto che in numerose specie animali, tra cui i cani, si sono sviluppati segnali sociali chiari ed inequivocabili che indicano minaccia, sottomissione, pacificazione, mirati ad evitarli. Comunicando chiaramente le proprie intenzioni si possono evitare incontri sociali potenzialmente pericolosi o addirittura fatali.
Il termine branco, distorto e abusato quasi quanto alfa. I cani sono animali sociali, come abbiamo visto in più occasioni, e diversi studi sui cani sostengono che i cani ferali formano branchi, ma questo non vuol dire che la famiglia umano-canina sia la stessa cosa e funzioni nello stesso modo. I cani sanno benissimo che gli umani non sono cani e le relazioni che sviluppano con gli umani sono diverse da quelle che hanno con gli altri cani.
Bekoff scrive che ‘da un punto di vista pratico non c’è assolutamente alcuna ragione per cui gli umani dovrebbero pensare di essere l’individuo ‘alfa’ e dominare i cani forzandoli a sottomettersi e cambiando il loro comportamento’ e prosegue dicendo che l’educazione positiva è la migliore e la unica via’.
Precisa che l’educazione positiva a volte può richiedere più tempo ed essere un po’ più difficile da praticare dei metodi coercitivi ma i danni causati dall’addestramento ‘ispirato all’alfa’ sono troppo grandi.
Non si può negare, spiega, che con i metodi coercitivi si possa ottenere, almeno all’apparenza, un cane che fa tutto quello che vuoi ma è un cane ansioso e stressato e che vive in uno stato di paura costante. E l’umano ‘alfa’, come gli animali non umani super aggressivi, se anche magari ha vinto la battaglia, ha perso quello che conta – il cane, la relazione con il cane, il suo rispetto e la sua fiducia.
Bekoff spiega che i cani sono esseri sensienti e ricchi di emozioni, e in quanto tali si preoccupano per quello che succede loro e per come sono trattati, motivo per cui la coercizione e quello che causa ai cani non è tollerabile. Visto questo, conclude, bisogna scegliere l’educatore cinofilo con la stessa cura e la stessa attenzione con cui si sceglierebbe un neurochirurgo.
La bioeticista statunitense Jessica Pierce scrive che la mole di studi che mostrano come i metodi e gli strumenti coercitivi sono dannosi per i cani e per la relazione umano-canina è imponente e definisce questi metodi e questi strumenti ‘medievali’ a differenza del positive training, come è chiamato, che funziona molto meglio nel lungo termine e non fa male ai cani nè emozionalmente nè fisicamente.