Da uno studio condotto nel 2017 dal gruppo di ricerca guidato dal Dottor Oliver Gruebner del Department of Epidemiology and Health Monitoring del Robert Koch Institute di Berlino che si è occupato degli effetti che il vivere in città hanno sulla salute mentale degli umani è emerso che, rispetto a chi vive in un ambiente più naturale, chi vive in città ha molti più problemi – ad esempio, nei cittadini il rischio di sviluppare disturbi legati all’ansia (senso costante di ansia e panico) aumenta del 21% rispetto a chi abita in un ambiente più naturale, il rischio di soffrire di disordini dell’umore aumenta del 39%, e aumentano in modo significativo anche altri problemi legati alla salute mentale, tra cui il PTSD e la gestione della rabbia.
Studi epidemiologici hanno mostrato che gli ambienti urbani causano sofferenza mentale per diverse ragioni. Tra le cause principali ci sono i problemi del sonno – meno ore dormite e cattiva qualità per via dei rumori e/o della luminosità eccessiva – che portano anche ad un aumento del cortisolo, l’ormone dello stress; la ridotta presenza/accesso a spazi verdi e, ironico, l’alto rischio di isolamento sociale (quanti vivono in condomini e non sanno nemmeno come si chiamano gli altri residenti?).
Perchè ne parliamo? Perchè la relazione dei cani con gli umani è unica. Come ha spiegato il celebre etologo Irenäus Eibl-Eibesfeldt, i cani sono gli unici animali che vivono con gli umani non solo accanto agli umani.
I cani vivono nelle case, dormono sul letto con gli umani, si riposano sui divani, e tanti di loro vivono nelle città. Per tanti di loro gli spazi sono fatti di strade asfaltate e giardini cittadini; i rumori che li assordano (ricordiamoci il loro udito finissimo) sono il traffico, le sirene, le allarmi, i tram, gli autobus, le motociclette, il chiasso degli umani; i ritmi a cui vivono sono quelli isterici degli umani di città e come gli ambienti urbani influiscono negativamente sulla salute mentale degli umani, è possibile che accada lo stesso nei cani. (Non è un caso che la questione dei cani umanizzati sia ben più complessa di quello che tanti vogliono far credere).
Di questo argomento si è occupato un gruppo di ricerca guidato da Jenni Puurunen della Facoltà di Medicina Veterinaria della Università di Helsinki in Finlandia. Ne ha parlato Stanley Coren in un recente articolo.
Gli studiosi si sono concentrati sulla fobia, che è uno dei problemi più comuni presenti nei cani, studiando i dati relativi a quasi 6000 quadrupedi residenti sia in città sia in ambienti naturali.
Generata da uno stimolo specifico, la paura è una emozione normale, fondamentale, che aiuta un individuo a sopravvivere in situazioni di minaccia. La fobia, dall’altro lato, è un tratto della personalità e se la paura è eccessiva, prolungata o generalizzata, diventa un problema comportamentale che influisce negativamente sulla qualità della vita dei quadrupedi: causa alti livelli di angoscia e/o ansia, inficia il normale funzionamento dei cani, li rende problematici e può compretterne in modo significativo il benessere anche fisico, oltre che mentale, e addirittura ridurne la durata della vita.
A seconda dello stimolo che genera la paura, la fobia nei cani può essere divisa in due categorie, fobia sociale e fobia non sociale.
La prima riguarda la fobia di suoni, situazioni nuove, paura delle altezze o delle superfici, mentre la seconda comprende la fobia degli cani e/o nei confronti di umani sconosciuti.
Lo studio che stiamo vedendo oggi si è concentrato su questa seconda fobia – sociale.
Lo studio finlandese ha confermato scoperte precedenti secondo cui fattori demografici e ambientali sono associati alla paura degli sconosciuti, tra questi, la socializzazione, la razza, il sesso, la sterilizzazione, la taglia, le dimensioni della famiglia, l’età dello svezzamento, e le attività ed ha confermato che la fobia sociale è più comune tra le femmine, e i cani sterilizzati, i cani di piccola e media taglia, i cani non adeguatamente socializzati da cuccioli, i cani svezzati dopo le 8 settimane, e i cani che erano meno impegnati e stimolati dai loro proprietari.
I ricercatori hanno poi analizzato se esiste una relazione tra fobia sociale dei cani e l’ambiente – città, ambiente naturale – in cui vivono ed hanno osservato che è un fattore molto significativo.
Dai loro risultati è emerso che i cani che vivono nelle situazioni più urbanizzate hanno un quoziente di fobia nei confronti degli umani circa il 45% più alto dei cani che vivono in ambienti più naturali. Il quoziente di fobia nei confronti degli altri cani dei cani cittadini è addirittura più impressionante: quasi il 70% più alto rispetto a quello dei cani di campagna.
Lo studio non ha analizzato i fattori dei diversi ambienti che influenzano la condizione mentale dei cani ma evidenzia, sottolinea Coren, che gli stress e le restrizioni ambientali della vita di città parrebbero influenzare tanto negativamente lo stato mentale degli umani quanto quello dei cani.