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Quanto si soffre per la morte del cane

Quando un cane entra nella tua vita, cambia tutto, anche la percezione della morte.

E’ l’argomento di oggi.

E’ un argomento triste ma credo sia utile occuparsene perchè è un dramma che tutti i proprietari di cane si trovano ad affrontare, possibilmente anche più volte nel corso della loro vita, e ciononostante è poco trattato.

Io la chiamo la sindrome dell’Highlander, l’esperienza di sopravvivere chi amiamo più volte nel corso della vita. Non siamo immortali come Connor MacLeod per cui ad un certo punto il ciclo si ferma e raggiungiamo i nostri quadrupedi sul ponte dell’arcobaleno ma fino a quel momento ogni proprietario di cane è destinato a salutare almeno una volta per il sempre terreno la sua creatura quadrupede.

La morte del cane è un evento dolorosissimo, secondo alcuni studi addirittura di più della morte di un amico umano o di un parente.

Il motivo è semplice. La loro presenza nelle nostre vite è speciale e dirompente e come lo è la presenza, lo è l’assenza.

Quando il cane se ne va la casa è vuota; non si sentono i suoi passetti sul pavimento; non ci sono giochi sparsi in giro; quel senso di  benessere che ti pervadeva quando ti veniva incontro festoso è sostituito da una desolazione terribile ogni volta che apri la porta e non ci sono code scodinzolanti ad accoglierti; ti manca la sua innocenza; il suo entusiasmo contagioso; la sua spontaneità; ti manca da morire il suo amore incondizionato e la sua straordinaria compagnia.

Non solo. Quando il cane ci lascia cambia la vita anche da un punto di vista pratico, prime tra tutte le uscite con tutti i benefici fisici e mentali che portavano e ora non ci sono più.

Per tanti, con la scomparsa del cane se ne va una ragione di vita.

Una altra indicazione di come sono importanti i cani per i loro umani e del perchè quando se ne vanno è così devastante è il tenerissimo fenomeno di cui abbiamo parlato qualche tempo fa (qui): il chiamare il cane con il nome degli altri membri umani della famiglia e viceversa.

La mente non sbaglia a caso, non sceglie nomi a caso, sceglie tra quelli di soggetti appartenenti alla stessa categoria di relazione. Quando ci si sbaglia e si chiama, ad esempio, il marito o i figli con il nome del cane o viceversa vuol dire che la categoria di relazione con il cane e con il marito/i figli è la stessa. In altre parole, il cane è un membro della famiglia.

Questo vuol dire che quando muore il cane si perde un membro amato, amatissimo, della famiglia, e si perde un compagno di vita speciale e straordinario come sono i cani e come è speciale e straordinaria la loro relazione con gli umani.

Uno dei problemi è che se lo dici ti prendono per matto e se per caso racconti a qualcuno quanto stai soffrendo perchè il tuo cane se ne è andato, il dolore che provi non è riconosciuto come un dolore vero. Che esagerazione, ma dai su, non essere così drammatica, alla fine era un cane sono tra i commenti più comuni che si ricevono quando si cede al bisogno di condividere con qualcuno come ci si sente e questo rende esprimere e condividere le proprie emozioni sostanzialmente impossibile, quando invece sarebbe utile poterle tirare fuori.

La realtà è che mentre per la morte di un umano c’è una rete (più o meno valida) di sostegno, quando muore un cane si è da soli ad affrontare la perdita e il dolore.

Chi non ha mai vissuto l’esperienza non può capirla e questo forse è uno dei motivi per cui il dolore che si prova è tanto sminuito. Un’altra ragione è che gli umani non sono noti per la loro empatia. E’ difficile trovarla in situazioni normali figurarsi per la morte del cane.

Importante è sapere che non bisogna vergognarsi perchè si sta male, che è normale e, come per tutti i dolori nella vita, ognuno lo manifesta e lo affronta a suo modo.

Quando l’amore quadrupede se ne va, si può accogliere un altro cane?

La questione è molto personale. C’è chi decide di non prenderne più perchè la sofferenza è stata troppo grande, chi corre a prenderne un altro, chi aspetta e poi ne prende un altro.

Posto che a priori non ci sono giusto e sbagliato su come comportarsi, c’è una cosa di cui è fondamentale sia consapevole chi decide di prendere un altro cane.

Un altro cane è quello, un altro cane, un altro individuo, con il suo carattere, la sua personalità, le sue esigenze, le sue sensibilità, un altro essere con cui sviluppare una nuova relazione. Non è e non potrà mai essere una copia di chi se ne è andato.

Nella e per la sua individualità deve essere accolto, rispettato, amato, trattato e nominato. Questo ultimo punto potrebbe sembrare una idiozia ma in realtà non lo è. Ci sono tanti che prendono un altro cane della stessa razza di quello che se ne è andato e gli danno anche lo stesso nome pensando forse così di farlo rivivere. Solo che non sarà mai così e per il bene della nuova creatura, per evitarsi delusioni, e per il bene della relazione che si svilupperà con il nuovo cane, è fondamentale esserne consapevoli da subito.

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Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

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