Si legge di un aumento degli abbandoni dovuto alla infondata idea che i cani siano fonte di contagio del Coronavirus.
Tra le varie pubblicazione informative diffuse dal WHO (Organizzazione Mondiale della Sanità) c’è la scheda qui sotto in cui si dice esplicitamente che i pets, tra cui ovviamente i cani, non si infettano nè trasmettono il coronavirus.
Stabilito questo (e comunque, anche in caso di trasmissione di virus sarebbe semplicemente aberrante abbandonare il proprio cane) spostiamo l’attenzione da noi a loro e cerchiamo di capire come si sentono in questa situazione tanto complicata e cosa si può fare per aiutarli a stare il meglio possibile.
Partiamo dalla mente.
I cani si rendono conto di quello che succede.
Non sanno cosa sta succedendo ma si rendono che qualcosa sta succendo e che quel qualcosa non è positivo.
Come se ne accorgono?
Glielo dicono le espressioni, gli sguardi, la postura, il tono della voce, gli stati d’animo degli umani (non necessariamente consapevoli di trasmettere tante informazioni).
Glielo dicono i cambiamenti che osservano intorno a sè, primo tra tutti, che gli umani sono sempre a casa e l’atmosfera a volte è un po’ tesa.
Glielo dicono i cambiamenti alle abitudini – tutti a casa, uscite da soli, in posti diversi, più brevi, etc..
L’altro giorno abbiamo visto che la vita di tanti(ssimi) cani segue una rigida routine, in cui le giornate sono sempre uguali, scandite da eventi sempre uguali che accadono sempre alla stessa ora. Cani cresciuti così non hanno avuto modo di sviluppare le competenze necessarie per gestire serenamente le novità e trovarsi all’improvviso con la vita scombussolata è preoccupante per loro e causa ansia e stress.
Cosa si può fare per aiutare i quadrupedi a navigare in modo sereno queste settimane?
La prima cosa è continuare a portarli fuori, uscire è una esigenza fondamentale dei cani.
Da quello che si sa finora, i cani non si infettano e non infettano, i cambiamenti nelle uscite riguardano quindi gli umani e l’obbligo di rispettare quanto stabilito dalle autorità pubbliche per questa situazione di emergenza, in primis, come ormai noti e stranoti eppure non sufficientemente rispettati, mantenere una distanza di almeno 1m tra una persona e l’altra ed evitare gli assembramenti. Regole tanto poco rispettate che, almeno a Milano, si è arrivati alla chiusura dei parchi.
Che gli umani non possano socializzare non vuol dire che i cani non debbano essere portati fuori.
In caso di uscite più brevi, il tempo in più passato acasa non è una condanna.
Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, si è insieme e ci si tiene compagnia, si tratta solo di usare le ore a disposizione per fare qualcosa di utile. E con il quadrupede l’occasione è perfetta per esercizi di attivazione mentale, giochi, bagno, spazzolate, etc.
Per concludere.
I cani si rendono conto che c’è qualcosa di strano in questi giorni ma non sapendo di cosa si tratta e visto che dipendono totalmente da noi, possiamo farli stare bene. Si tratta di dare loro una normalità in cui si ritrovano, essere rassicuranti ed il più possibile sereni e tranquilli. E’ un impegno che vale ogni sforzo e di cui siamo ripagati prontamente visti gli straordinari benefici che i cani portano agli umani.