Anche i nostri amici cani possono soffrire di disturbi dell’alimentazione, proprio come noi umani.
Tra i principali possiamo elencare: pica, obesità, anoressia e coprofagia.
Oggi vorrei parlarvi della pica, disturbo che tutti in realtà conosciamo nella sua forma espressa, ma il cui nome non risulta così familiare.
Ho scelto questo disturbo perché purtroppo ho sperimentato la sua pericolosità in prima persona rischiando di perdere la mia cagnolona Pepper e vorrei metterlo in luce per evitare che venga sottovalutato.
La sindrome della pica nel cane può essere definita come una condizione che si manifesta con il desiderio irrefrenabile di ingerire sostanze non commestibili quali carta, stoffa, plastica, legno, sassi, feci, spazzatura, o semplicemente oggetti che si trovano dentro e fuori casa.
Può comportare grossi problemi per la salute del cane e va quindi affrontata tempestivamente.
Innanzitutto, bisogna capire se si tratta di un problema comportamentale: es. il cane non è stato educato a distinguere tra cose commestibili e non commestibili e quindi ha la tentazione di assaggiare tutto, o non gli vengono fornite le giuste occasioni di gioco, libertà e sfogo e per pura noia decide di intrattenersi masticando e ingerendo, anche accidentalmente, qualunque cosa. Attenzione! Nei cuccioli la sperimentazione orale è abbastanza frequente essendo uno dei modi che hanno a disposizione per conoscere il mondo ed esplorare perciò, nel dubbio che si tratti di una condizione patologica, chiediamo l’ausilio del medico.
Se si tratta di un vero e proprio problema di salute va valutato da un veterinario che analizzerà i parametri specifici del cane.
I sintomi del picacismo sono gli stessi derivanti dall’ingestione di corpi esterni:
- Mal di stomaco
- Diarrea
- Vomito
- Alito cattivo
- Letargia o iperattività
Quando questi sintomi sono presenti in quantità anomale o si protraggono in modo sospetto, è bene recarsi subito dal veterinario per indagarne le cause.
Un sasso ingerito e non scovato tempestivamente potrebbe portare alla morte.
Per questo ci tengo a sottolineare l’attenzione ai sintomi.
A proposito di sassi, vorrei raccontarvi un’esperienza personale di qualche anno fa.
Un pomeriggio io e il mio compagno abbiamo lasciato la nostra cagnolona Pepper (un meticcio di allora 2 anni e 25 kg) in custodia a persone fidate, proprietarie di un altro cane e di una casa con giardino.
Pepper ha passato tutto il pomeriggio in giardino, cosa che ama molto ma che non è abituata a fare per tante ore di fila senza supervisione (vivendo in appartamento).
La sera era ovviamente stanca, dopo un pomeriggio di giochi e corse, e fin li tutto bene…finché, la mattina successiva, ha avuto un paio di episodi di emesi (liquido giallastro e non particolarmente abbondante). Non ci siamo allarmati, abbiamo pensato che avesse ingerito dell’erba o della terra durante le sue scorribande, ma abbiamo deciso di tenerla monitorata fino all’ora di pranzo per capire come si sarebbe evoluta la situazione.
Ebbene, gli episodi di emesi hanno cominciato a susseguirsi ad intervalli brevissimi e la quantità di liquido era diventata molto più grande e del tutto trasparente.
Siamo corsi dal veterinario che palpandole l’addome si è accorto di un corpo solido molto voluminoso all’altezza del piloro (l’anello muscolare che unisce l’ultimo tratto dello stomaco all’intestino) e ci ha mandati d’urgenza in una clinica in cui le è stata fatta una lastra e in men che non si dica è stata portata in sala operatoria per una gastrotomia.
Potete immaginare come ci siamo sentiti…la paura di perderla 🙁
Per fortuna è andato tutto per il meglio e la ripresa è stata veloce.
Ci siamo colpevolizzati tantissimo dopo l’accaduto per il fatto di averla lasciata tante ore in giardino senza supervisione…ma l’ingestione di un sasso (anche bello grande) non l’avevamo ancora messa in conto perché Pepper non era solita fare queste cose in condizioni normali.
Abbiamo capito che il gesto è stato la conseguenza di un gioco portato all’estremo.
Probabilmente l’essere in un giardino incustodita per tutto quel tempo l’ha portata ad annoiarsi e a dedicare troppa attenzione ad un sasso che in una qualsiasi altra situazione non avrebbe neanche notato.
Ovviamente abbiamo chiesto spiegazione ai medici che l’hanno operata (i quali ci hanno detto che purtroppo il numero dei cani recidivi che tornano sotto i ferri per avere ingerito sassi è davvero elevato) e le risposte sono state varie:
- Carenze di fosforo, ferro, calcio o nutrienti particolari
- Disturbi del tratto gastrointestinale
- Pica
- Noia
Quando il disturbo non è di origine comportamentale, potrebbe trattarsi di carenze alimentari oppure di vere e proprie malattie come: diabete, ipertiroidismo, Sindrome di Cushing e tumori allo stomaco.
La cura della pica va studiata sul caso specifico a seguito di una serie di accertamenti da parte del veterinario.
Nei cuccioli sappiamo essere presente come particolare atteggiamento esplorativo ma dobbiamo fare attenzione a che questa “abitudine” non venga protratta in età adulta.
Se l’indole esplorativa del cucciolo viene portata all’eccesso senza stabilire regole e confini, potrebbe sfociare in una richiesta di attenzioni (e gioco) poco sana che va ad influire sul comportamento alimentare, e anche viceversa, potrebbe accadere che la richiesta di attenzioni che viene disattesa (per vari motivi: es. proprietario poco attento, poco presente, inesperto, ecc) potrebbe spingere il cucciolo ad esplorare “morbosamente” il mondo circostante attraverso la bocca.
Per ovviare a questo problema è molto importante fornire al cucciolo un ambiente ricco di stimoli, oggetti appropriati e non pericolosi da poter masticare.
Ma cosa fare se il nostro cane porta avanti questa pratica?
Ecco alcune abitudini da adottare quando la pica è di origine comportamentale e che possono essere applicate fin da cucciolo per evitare che un atteggiamento del tutto normale di esplorazione sfoci in qualcosa di incontrollabile:
- Dare orari precisi al cane per i pasti e limitare i fuori pasto. Essi devono essere associati unicamente a premi per un buon comportamento e devono essere dati moderatamente.
- Scoraggiare il cane dall’annusare o leccare tutto ciò che gli capita a tiro e somministrare i bocconcini direttamente dalla mano o dalla sua ciotola per evitare che si abitui a raccogliere cibo da terra.
- Fare in modo che il cane conosca le regole di base per il seduto e il fermo, nonché la condotta al guinzaglio. Questo è importante quando si inizia qualsiasi terapia comportamentale.
- Quando il cane ha in bocca oggetti non commestibili, non fare a gara in stile “tiro alla fune” né rovistare nella sua bocca come se fosse dal dentista, bensì farlo avvicinare e distrarlo, rendendosi più interessanti del corpo estraneo che sta per inghiottire. Complimentarsi con lui quando ci da la sua attenzione e premiarlo. In questo modo ogni volta che al cane verrà voglia di mangiare una cosa non commestibile, gli verrà in mente che se la lascia ha una ricompensa più buona, si tratta del classico riflesso condizionato.
- Non accarezzarlo quando ha l’oggetto non commestibile in bocca. Aspettare che lo lasci a terra prima di sfoderare il premio.
- Quando è intento a mangiate un oggetto, fargli vedere il bocconcino appetitoso che hai in mano; Sorridere ed incitare ad avvicinarsi.
- Adottare la pratica dell’allegria, come mezzo per distrarlo (questo è davvero fondamentale!)
- Non lasciare in giro residui di cibo.
L’efficacia di questi accorgimenti viene massimizzata adottandoli anche quando siamo fuori casa, perché il cane ha bisogno di coerenza e abitudinarietà negli atteggiamenti, cosi da non confondersi e sapere sempre cosa fare e cosa no.
Un altro valido cosiglio è quello di spruzzare gli oggetti con olii naturali o altre sostanze amare non nocive per i cani, come l’olio di mandorla.
C’è chi si affida anche ai trattamenti a base di fiori di Bach.
In generale, è sempre consigliato adottare delle sane abitudini alimentari e di gioco, per aiutare i nostri amici a restare in forma il più a lungo possibile e a prevenire l’insorgere di comportamenti scorretti o malattie.