Qualche giorno fa ho assistito a questa scena: un dog sitter (che oltretutto era molto quotato nella nostra zona, ora spero non più) era in piazza con 2 Labrador femmine che porta sempre sciolte e un Weimaraner maschio al guinzaglio. Il Weimeraner ha protestato per qualcosa e lui in risposta prima gli ha dato una pedata poi gli ha stretto il collare fino a quasi strozzarlo e infine tirandogli il collo e forzandogli la testa verso l’alto lo ha costretto a sedersi. A quel punto gli si è messo davanti con una posizione da ‘ti faccio vedere io chi comanda’ e dopo averlo tenuto così un po’ lo ha sciolto e se ne sono andati.
Due parole descrivono questo modo di trattare i cani: aberrante e sbagliato.
Aberrante dal punto di vista etico e morale: la violenza, oltretutto gratuita, oltretutto su un essere che dipende totalmente da te, è ripugnante. (Nota personale, fossi io la proprietaria del Weimaraner avrei preso a calci il dog sitter fino a che non strisciava come un verme).
Sbagliato per tutto il resto, ed è quello di cui ci occupiamo oggi.
Chi usa la violenza – perchè questo sono i cosidetti metodi coercitivi – per ‘educare’ (no comment…) e addestrare i cani pensa di legittimarla sostenendo che, come i lupi, i cani sono in competizione costante per la conquista del rango principale all’interno del ‘branco’ (ossia, vogliono dominare gli umani), interpreta tutti i loro comportamenti in questa chiave e agisce con l’idea che i cani devono essere sottomessi con la forza visto che con loro c’è una guerra per l’affermazione del più forte (vd il mostruoso modo di fare del dog sitter citato all’inizio).
Solo che….
#. è scientificamente provato che i lupi non vivono in conflitto costante per conquistare rango superiore. Anzi. Vivono in gruppi strutturati in modo simile a quello delle famiglie umane, in cui dipendono uno dall’altro per la sopravvivenza e in cui ognuno ha il suo ruolo.
#. è scientificamente provato che lo status non è imposto con la forza ma è riconosciuto volontariamente. I membri del gruppo riconoscono un leader, non lo/a temono, anzi, lo/a rispettano e ne hanno fiducia.
#. è scientificamente provato che il leader si occupa del benessere del gruppo, è il soggetto di riferimento per i membri del gruppo, quello che sa affrontare e risolvere dubbi e difficoltà. Il leader è carico di responsabilità che pochi(ssimi) vogliono avere e che pochi(ssimi) sono strutturati per sostenere.
#. i conflitti sono deleteri per la sicurezza e la sopravvivenza del gruppo. E’ contrario alla natura dei cani vivere in uno stato di lotta costante e per di più per prendere il posto scomodo del leader.
Definire i cani ‘dominanti’, quindi, è scientificamente infondato.
Quello che esiste sono le risorse, il valore ad esse riconosciuto dai singoli individui e il relativo accesso primario (con comportamenti che portano comunemente gli umani a definire i cani come ‘dominanti’). Già da questo si capisce che la ‘dominanza’ non è un tratto della personalità ma un termine descrittivo per relazioni tra individui ed emerge quando uno dei due vuole avere accesso primario a risorse disponibili, ad esempio cibo, giochi, ossi, posizione sul divano, etc (Bradshaw et al., 2009).
Oppure, in altre parole, un comportamento ‘dominante’ è il comportamento messo in atto da un individuo nei confronti di un altro con la funzione di ottenere o mantenere accesso temporaneo ad una risorsa specfica in un momento specifico. Nessuna delle due parti subisce ferite. Il comportamento ‘dominante’ è legato alla situazione, all’altro individuo e alla risorsa, non è quindi assoluto. (fonte Ethology Institute Cambridge)
L’accesso alle risorse normalmente avviene senza ricorrere alla forza, quando un individuo usa la forza comunemente la ragione è che è ansioso e insicuro e in ogni caso non ha niente a che vedere con la lotta per il rango (= voler dominare) (APDT).
I conflitti possono nascere quando più individui danno lo stesso valore alla stessa risorsa per cui nasce competitività per averne accesso.
Riassumendo:
#. Per i cani conta il noi non l’io (= conta il bene del gruppo non quello individuale).
#. I conflitti interni sono negativi per il benessere e la sopravvivenza del gruppo.
#. I cani riconoscono volontariamente una guida di cui hanno rispetto, di cui si fidano e a cui si affidano. La guida non conquista la sua posizione con la violenza e il conflitto.
#. E’ scientificamente dimostrato che la dominanza intesa come ambizione di rango all’interno del gruppo, e relativa lotta per conquistarlo, non è dei cani (nè dei lupi).
#. La ‘dominanza’, comunemente considerata un tratto della personalità (= dire ‘il cane è dominante’) non lo è. E’ invece, se si vuole usare il termine, un attributo relativo riferito alla relazione tra due individui e riguardante l’accesso a risorse di valore. E’ fluttuante, nel senso che diversi cani possono dare diverso valore (tanto, poco) a diverse cose e cambiare nel tempo a cosa danno più o meno valore e vuol dire anche che un individuo che mostra comportamento ‘dominante’ verso un altro, può non mostrarlo verso altri in altre occasioni o verso lo stesso individuo in una occasione diversa,
#. Normalmente l’accesso primario alle risorse è gestito pacificamente. Chi ricorre alla forza non è dominante ma un ‘bullo’ o un ansioso o un insicuro o tutte e tre le cose.
#. Conflitti possono nascere quando c’è competitività per una stessa risorsa (= due individui danno lo stesso valore ad una stessa risorsa). Alcune risorse, tra cui il cibo e i giochi, sono generalmente molto valutate (= è difficile trovare cani per cui un gioco o il cibo non siano risorse di valore) per cui è facile che generino competività e, quindi, conflitto, ma è un conflitto per una risorsa non per la posizione all’interno del gruppo.
Per gli umani, cosa vuol dire tutto questo?
#. Per i cani domestici, la guida sono i loro umani.
#. I cani hanno bisogno che i proprietari siano il loro riferimento nella vita, gli individui che gestiscono situazioni e problemi e a cui affidarsi e a cui lasciare le responsabilità.
#. Quando la guida umana manca, i cani sentono di dover assumere su di sè il ruolo – il gruppo per sopravvivere ha bisogno di una guida – ne soffrono e si manifestano i famosi comportamenti che tanti, sbagliando, definiscono come dominanza.
#. Tanti comportamenti dei cani sommariamente definiti come ‘dominanza’ sono tutt’altro e tanti non hanno nemmeno nulla a che fare con le risorse. Facciamo 4 esempi ma i casi nella vita reale sono centinaia: tirare al guinzaglio non indica dominanza ma eccitazione ed altri stati d’animo; il cane che passa prima dalle porte non vuole dominare, è eccitato, ha fretta di entrare; il cane che vuole dormire sul letto non vuole dominare, vuole stare vicino ai suoi umani oppure semplicemente gli piace stare comodo; il cane che ringhia quando qualcuno si avvicina alla sua pappa non vuole dominare, sente minacciata una risorsa per lui/lei preziosa, avverte che ne è infastidito/a e se si prosegue potrebbe passare all’azione per difenderla; etc. etc. etc.
#. Che i comportamenti poco apprezzati o addirittura che rendono la convivenza difficile non abbiano a che fare con la dominanza non vuol dire che debbano rimanere tali e quali. Bisogna intervenire nel modo giusto per correggerli e reindirizzarli e va fatto con l’accompagnamento di un educatore cinofilo professionista serio e preparato.
#. Riconoscere i comportamenti dei cani per quello che sono veramente è fondamentale per gestirli correttamente e per relazionarsi bene con i pelosi.
#. La violenza fisica e/o verbale nei confronti dei cani non conquista rango nè rispetto nè fiducia (= maltrattare un cane non lo porta a considerarti un leader), inibisce (e quindi può dare la falsa impressione di essere efficace), genera ansia, stress, reazioni difensive, paura, confrontazione, chiusura e non insegna nulla. Usare la coercizione è scientificamente sbagliato, oltre che eticamente e moralmente inaccettabile.
#. I cani devono essere educati e guidati verso quello che si vuole da loro.
Concludiamo con un etogramma disegnato da Roger Abrantes che aiuta a illustrare alcuni aspetti del comportamento canino.