Nell’articolo di oggi mi piacerebbe parlarvi dei benefici dell’acqua sulla salute del cane e per farlo, ho intervistato una professionista del settore, Cassandra Santi, Istruttore Cinofilo ENCI e CSEN, Assistente di Vasca di 1° e 2° livello Csen nonché Responsabile delle attività in acqua e Istruttore di Rally-o presso il Paladog di Cologno Monzese (Centro Cinofilo Riconosciuto dall’Ente Nazionale Cinofilia Italiana autorizzato a svolgere i corsi per addestratori Cinofili).
Lucrezia: Ciao Cassandra 🙂
Grazie di essere qui con me oggi.
Tu sei un’esperta istruttrice cinofila e oggi ci focalizzeremo sulla tua esperienza con i cani in acqua.
Vuoi raccontarci com’è cominciato il tutto? Qual è stato il tuo percorso?
Cassandra: Ciao Lucrezia 🙂
Innanzitutto amo i cani, nonostante da piccola ne fossi terrorizzata.
Ho preso il mio primo cane quando sono andata a vivere da sola, uno Schnauzer femmina.
Al che il mio compagno mi ha suggerito di andare a fare un corso di educatore cinofilo per imparare a gestire il cane come tale e non come “il bambino di casa”.
Dopo il primo corso, la passione è aumentata, ho preso il secondo cane (Schnauzer maschio) ed ho frequentato ulteriori corsi, tra cui quello della protezione civile.
Quando abbiamo aperto il Paladog, insieme ad istruttori che lavorano nel mondo della cinofilia da 30 anni, ho cominciato ad assistere alle loro lezioni, studiare, leggere libri sull’argomento.
L’acqua mi è sempre piaciuta e ciò che ho fatto per spostare il mio campo di lavoro da terra all’acqua, non è stato altro che prendere tutte le mie conoscenze in ambito cinofilo e portarle in un altro elemento, cercando di adattarle a quelle che sono le sue peculiarità.
Lucrezia: Quindi sei riuscita ad applicare le nozioni apprese per il lavoro a terra alle attività acquatiche? Che tipi di attività si possono fare in acqua?
Cassandra: Si. Questo non è stato facile, perché la prima caratteristica dell’acqua con cui bisogna fare i conti, è il galleggiamento.
E’ molto diverso lavorare con un cane al piede al tuo fianco o con un cane che si muove in acqua all’altezza del tuo viso.
Anche il cane più docile del mondo e amante dell’acqua, si sentirà vulnerabile nel momento in cui non avrà più l’appoggio delle zampe a terrà.
Un cane che si sente vulnerabile potrebbe avere reazioni inaspettate.
Per questo il lavoro in acqua richiede un grado ancora maggiore di allerta da parte dell’istruttore.
Una volta raggiunto il giusto grado di esperienza, ho pensato a come rendere più stimolante e varia l’attività del binomio cane/proprietario in piscina.
Perché limitarsi a lanciare una pallina, quando si potrebbero fare un sacco di attività divertenti, educative e propedeutiche al miglioramento della salute?
La maggior parte delle persone si avvicina al lavoro in acqua quando decide di portare il cane al mare.
E’ fondamentale quindi fornire le basi per permettere al proprietario di gestire il cane in acqua, come se fosse per strada: stare accanto al proprietario, non tirare, aspettare i segnali di vai e stop, ecc.
A noi sembrerà scontato, ma se il nostro cane, abituato a vederci in posizione eretta, ci vede muovere in acqua da sdraiati, avrà l’istinto di salire su di noi, col rischio anche di farci male.
Una volta assodate le basi, ci si può cimentare in un percorso sportivo come quello CSEN, che è un mix tra agility e rally obedience ma in acqua.
Questa attività sportiva, oltre ad essere divertente per il proprietario, è altamente appagante per il cane, che torna a casa stanco ma soddisfatto.
Il legame che si crea in acqua tra cane e proprietario è inimitabile.
L’avversità di questo elemento funge da catalizzatore per la fiducia all’interno del binomio.
Il cane impara a fidarsi del proprietario nel momento in cui è più vulnerabile.
Lucrezia: L’acqua è un elemento accessibile a qualsiasi razza di cane?
Cassandra: Certamente! L’acqua non è solo per i Labrador. Lavoro con ogni tipo di razza, tra cui Bull Mastiff, Pastore Belga Groenendael, Pastore Tedesco, ecc.
La cosa importante è che il cane associ l’acqua ad un’esperienza positiva.
In alcuni casi ci vogliono settimane prima che il cane accetti di entrare in acqua.
E’ necessario rispettare i tempi del cane e finire l’allenamento nel momento di massima positività.
Forzare il cane fino a farlo stremare non è costruttivo, l’allenamento corretto è quello che permette al cane di avere dei veloci tempi di recupero.
Entrare in acqua deve essere un piacere, non un trauma.
Lucrezia: C’è un numero “giusto” di allenamenti settimanali?
Cassandra: In realtà no, è molto soggettivo e dipende da qual è l’obiettivo del binomio.
C’è chi si allena due volte alla settimana per mantenersi in forma (perché l’allenamento è utile anche per il proprietario 😀 ), c’è chi fa un solo allenamento alla settimana in acqua perché ne programma altri a terra.
C’è chi invece fa due allenamenti al mese per puro piacere ludico.
Lucrezia: Ti capita di lavorare con cani problematici, ad esempio con fobie particolari?
Cassandra: Assolutamente sì. Mi viene in mente l’esperienza avuta con il pastore Belga. Inizialmente il cane non si faceva avvicinare, se non dalla proprietaria.
Mostrava i denti, non per aggressività, perché era terrorizzato.
Non era abituato ad interfacciarsi con l’ambiente circostante, qualsiasi cosa era vista come un possibile pericolo (persone, oggetti inanimati vari quali ponti, cartelloni, ecc).
In piscina ha cominciato a giocare con la proprietaria, usando semplicemente palline e corde, per far associare quell’esperienza ad una sensazione positiva.
Io mi avvicinavo al cane solo quando era impegnato a nuotare e sempre lateralmente, finché non ha imparato a fidarsi anche di me.
Quando il cane, dopo settimane, ha preso confidenza con l’acqua, abbiamo posto le basi per il lavoro di ricerca in acqua.
L’impegno congiunto nel preparare per lei percorsi di ricerca all’aperto e in acqua, ha portato il cane ad acquisire una sicurezza incredibile.
Da allora sale sulle pedane acquatiche, attraversa ponti e ruscelli e non si fa spaventare da nulla.
Lucrezia: Meraviglioso. Ti capitano anche casi di cani affetti da problemi fisici?
Cassandra: Purtroppo si 🙁
In quel caso, la maggior parte delle volte, il problema di gestione viene creato dal proprietario.
E’ sempre molto delicato cercare di capire, e nel caso aiutare a modificare, alcuni comportamenti messi in pratica dai proprietari dei cani.
Quando si tratta di cani con problemi di mobilità, si studia un percorso ad hoc di allenamento in acqua, volto al potenziamento muscolare e nei casi più gravi alla riabilitazione delle facoltà di movimento.
Questi percorsi vengono suggeriti e approvati dal medico veterinario e dati in gestione al riabilitatore che accompagnerà il cane e il proprietario per tutta la durata del ciclo.
Un problema ricorrente è dovuto dall’iniziativa, spesso nociva, di alcuni proprietari che (con tutte le buone intenzioni del mondo) una volta a casa fanno svolgere ai cani giochi ed esercizi completamente sconsigliati per la particolari condizione di questi ultimi.
Una volta scavalcato lo scoglio dell’iniziativa del proprietario e stabilita la terapia corretta da seguire, il lavoro in acqua può solo dare benefici perché permette al cane di lavorare in scarico e far guadagnare massa muscolare in modo più veloce e meno doloroso rispetto al lavoro a terra.
Lucrezia: La piscina può essere consigliata anche per prevenire determinate patologie?
Cassandra: Sicuramente sì. Spesso lavoro con cuccioli nati con una lassità legamentosa.
In questo caso la piscina aiuta a rinforzare la muscolatura per prevenire eventuali infortuni.
Anche nel caso di cani con principi di artrosi, si può intervenire col lavoro in acqua per rallentarne il corso e limitare i dolori.
Ovviamente è sempre bene abbinare l’attività ad un’alimentazione corretta, il tutto studiato sul caso specifico.
Lucrezia: C’è un caso in particolare che ti è rimasto nel cuore?
Cassandra: Si, non lo dimenticherò mai. Questo Golden Retriever di 10 anni era rimasto paralizzato dopo aver contratto un virus letale dal terreno.
Tutte le cliniche avevano detto ai proprietari che non c’erano possibilità di recupero.
Questa coppia ha dimostrato una costanza e un impegno incredibili, non solo a livello di tempo ma anche di risorse economiche investite.
Nonostante la distanza e gli impegni lavorativi, hanno portato il cane in piscina due sere alla settimana per 7 mesi.
Il cane doveva essere trasportato in braccio e messo in acqua con il salvagente .
Dopo 4 mesi, durante una delle tante sedute, il cane ha cominciato a tirarsi su da solo appoggiandosi al bordo della vasca.
Dal mese di aprile a quello di luglio il cane ha ripreso a camminare, sebbene un po’ ciondolante, il cane correva in preda alla felicità ogni volta che arrivava in piscina.
Questo perché ha associato la sua guarigione al lavoro in acqua.
E’ stato davvero emozionante.
Lucrezia: Immagino che negli 8 anni di professione ci siano state anche delle esperienze tristi.
Cassandra: Ahimè sì. Mi è capitato di recente il caso di un Pastore Tedesco displasico che viene in piscina da 5 anni. In una delle nostre sedute il cane ha cominciato a nuotare leggermente storto, inizialmente abbiamo pensato avesse dell’acqua nell’orecchio ma una volta appurato che non si trattava di quello, lo abbiamo portato fuori dalla vasca e facendo un check ci siamo accorti che aveva le gengive completamente bianche (sintomo di un’emorragia interna).
Lo abbiamo portato d’urgenza in clinica dove è stato stabilizzato e si è scoperto che il cane aveva un tumore alla milza.
Il movimento fatto in piscina ha portato a scoprire la presenza di questo tumore che poteva rimanere asintomatico per anni.
Non sono esperienze facili, ti restano impresse a vita ma fanno parte del lavoro.
Lucrezia: Lo immagino. Ti faccio qualche domanda di carattere puramente pratico. Quali sono le condizioni che permettono l’accesso del binomio cane/proprietario alla piscina?
Cassandra: Innanzitutto un certificato medico che attesti lo stato di salute del cane.
Nel caso di cani con patologie anche il parere del veterinario riguardo la tipologia di attività consigliata.
E’ importante saper leggere i segnali del cane, perché capita che a volte i proprietari sottovalutino lo stato di salute e lo facciano entrare in acqua anche quando non è nel pieno della sua forma, rischiando di aggravare disturbi che potevano risolversi nell’arco di pochi giorni (es. problemi intestinali).
Secondo, la capacità del proprietario di gestire il cane.
Ovviamente l’istruttore è preparato ad affrontare qualunque situazione, ma sarebbe da incoscienti mettere le mani su di un cane aggressivo che non può essere controllato neanche dal proprietario.
Terza condizione, l’igiene. Il cane deve essere lavato prima e dopo la sessione di lavoro in acqua.
Prima, per eliminare tracce di sporcizia raccolta all’esterno e limitare la perdita di pelo, dopo per lavare via eventuali residui di cloro (unica sostanza in grado di sanificare il 99,9% dei batteri in tempi brevissimi).
Lucrezia: Ci sono delle attrezzature specifiche che si utilizzano per il lavoro in acqua?
Cassandra: Il giubottino salvagente è importantissimo. Io ne uso due tipi che si adattano perfettamente alla linea del cane.
Il salvagente è utile, non solo per permettere anche al cane meno esperto di rimanere a galla, ma anche per l’istruttore che abbia la necessità di muovere, spostare e accompagnare il cane lungo percorsi studiati.
Poi ovviamente ci si avvale di attrezzatura specifica per l’agility ma anche di giochini per la parte prettamente ludica come palline, corde, salsicciotti ecc.
Lucrezia: Un’ultima domanda. Il tuo lavoro sicuramente è pieno di emozioni e utilissimo. Ciò non toglie che sei in acqua tante ore tutti i giorni. Il contatto con l’acqua e il cloro ha degli effetti indesiderati?
Cassandra: Io amo stare in acqua. Ma sicuramente tante ore consecutive hanno i loro contro.
Per fortuna il corpo è riparato da una muta termica. Le mani però sono quelle che ne risentono di più a causa del cloro (per la gioia dell’estetista che mi sistema le unghie 😀 ).
A parte gli scherzi, qualche conseguenza poco simpatica c’è come in tutti i lavori, ma l’emozione che ti dà il lavoro con i cani in acqua è senza prezzo.
Lucrezia: Cassandra, è stato davvero istruttivo e piacevole parlare con una professionista come te.
E’ bello toccare con mano la passione e l’amore di chi si impegna ad aiutare cani e proprietari nella loro vita quotidiana.
Ti ringrazio e spero di poterti intervistare nuovamente in futuro.
Cassandra: Grazie a te Lucrezia, è stato un piacere. Ti aspetto in piscina con Pepper! 😀