Home Educazione Cinofila La mia libertà finisce dove inizia la tua ma la tua finisce dove inizia la mia

La mia libertà finisce dove inizia la tua ma la tua finisce dove inizia la mia

Uno dei capisaldi del lavoro e della gestione che ha portato alla trasformazione di Obanino è che il piccolo vada al guinzaglio (in città. Quando siamo in montagna e siamo soli in spazi enormi è un altro discorso). Lui ha bisogno di sentirsi protetto e tutelato e tenerlo al guinzaglio è la precondizione necessaria per dargli quella sicurezza.

Per lui essere unito a me non è una restrizione. Al contrario. Da quando ho imparato a gestirlo, il guinzaglio per lui è fonte di sicurezza ed è uno dei motivi per cui riesce ad affrontare le situazioni in modo più sereno. (Di cosa vuol dire gestire il guinzaglio ci occuperemo in un’altra occasione).

Con lui legato facciamo tutto, dal girovagare seguendo gli odori al giocare a palla e lui è diventato molto competente al guinzaglio.

Visto che viviamo a Milano e non su un isola deserta, nelle nostre uscite legati dobbiamo necessariamente confrontarci con chi c’è ‘lì fuori’ e purtroppo il rendiconto non è positivo.

Due episodi accaduti oggi sono eblematici.

Il primo:

La mattina noi usciamo prestissimo, poco dopo le 6, e andiamo a camminare in un grande spazio verde in cui da regolamento i cani devono essere tenuti al guinzaglio. A Oban piace perchè bisogna camminare un po’ per arrivare e lì c’è tanto da scoprire e io lo assecondo perchè con lui al guinzaglio spero che, essendo il posto controllato, si riesca a girare un po’ sereni.

Stamane stavamo razzolando tranquilli con Obanino tutto intento a studiare in giro quando rigido come un palo e guardando fisso Oban, ci è corso incontro un weimaraner maschio e si è piazzato a circa 1,5-2m di distanza da noi (lo spazio di un salto).

Oban che non ama essere avvicinato male e men che mai dai maschi, ha segnalato il suo fastidio ringhiando. L’altro, totalmente indifferente ai suoi segnali, è rimasto immobile e rigido, ha continuato a fissarlo e ha iniziato a ringhiare anche lui.

In una situazione del genere non ti puoi muovere, puoi solo stare vicino al tuo cane, fargli sentire la tua presenza, tenere il guinzaglio morbido e con quella dargli la forza di rispondere. E così ho fatto.

Nel frattempo il proprietario del weimaraner aveva finalmente deciso di muoversi e lo ha preso quando il suo cane era ormai a 30 centimetri da noi e a un pelo dall’attaccare Oban. Appena l’ha legato ci siamo allontanati.

Per fortuna Oban non è stato aggredito ma, a differenza di quello che l’atteggiamento del tipo trasmetteva (sembrava seccato di aver dovuto riprendere il suo cane), non vuol dire che non fosse successo nulla. Sentirsi minacciati non è gradevole per nulla e l’uscita che poteva essere un buon modo di iniziare la settimana è stata invece fonte di grosso stress.

Visto che come si dice, quando piove piove sul bagnato, eccoci al secondo episodio.

Avvenuto appena qualche ora dopo al parco Sempione. Obanino ed io stavamo camminando quando ho visto che veniva verso di noi un cane maschio sciolto, un simil weimeraner come taglia e colore ma con il pelo un po’ lungo (era veramente di rara bruttezza). Sembrava solo. Non era vicinissimo e non mi è piaciuto per nulla per cui mi sono girata per tornare sui nostri passi ma quello ci ha visti e come un fulmine si è avventato su Oban. Il padrone, un ragazzotto, si è risvegliato e l’ha chiamato e come risultato ha ottenuto che il cane si è fermato un centesimo di secondo e poi si è avventato di nuovo su Oban. Finalmente quello è arrivato e l’ha preso. Non ha chiesto come stava Oban (che tra l’altro ora zoppica tantissimo) e non si è scusato. Ha girato i piedi e se n’è andato. Io l’ho insultato e da lontano ho visto che il cane era ancora sciolto.

Sono solo due dei tanti episodi che costellano la nostra vita di cane al guinzaglio.

Un altro nostro classico è non riuscire a uscire e a rientrare a casa perchè c’è gente che lascia i cani sciolti di fronte a dove abitiamo e per evitare rischi dobbiamo aspettare che se ne vadano o allungare il giro piuttosto che passare comunque. Tanto è una saggia scelta che una delle pochissime volte in cui abbiamo deciso di passare lo stesso lo hanno attaccato in due contemporaneamente.

Una delle mie regole di vita è vivi e lascia vivere e per me, che Oban stia al guinzaglio e che i regolamenti dicano che i cani debbano essere tenuti al guinzaglio non vuol dire che gli altri debbano farlo con i loro e men che mai che debba essere io a imporglielo ma che questo si traduca che a ogni ogni uscita rischiamo di essere – e spesso siamo – aggrediti non va bene.

Ogni libertà ha un limite ed è quello di non violare la libertà degli altri e purtroppo per troppi proprietari di cane questo limite non esiste.

In nome di qualsiasi cosa, dal ‘faccio quello che mi pare’ al ‘è tanto buono vuole giocare con tutti’ al ‘sciolto è meglio’ al ‘è un patatone’, troppi proprietari ignorano una delle regole fondamentali della convivenza civile: il rispetto degli altri, che siano cani, proprietari, o persone senza cane.

Alla preoccupazione per Oban e al terribile senso di essere indifesi e impotenti di fronte a questa gente – quando succedono queste cose tocchi con mano cosa vuol dire essere in balìa dei più incivili e dei più aggressivi – si aggiunge il profondo dispiacere del danno che questa umanità fa ai cani. Perchè finchè ci sono persone che si comportano come se esistessero solo loro al mondo, l’ostilità verso i cani sarà sempre alimentata e qualsisi impegno per integrare i quadrupedi nella società nel modo migliore e più rispettoso di loro e delle esigenze è destinato a perdere.

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Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

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