#1. Il miglior educatore sono gli altri cani e la prima insegnante è la mamma
Abbiamo visto più volte che nel mondo canino vige un codice di condotta molto rigoroso, universale e condiviso da tutti i cani. Per i cani il rispetto delle regole è molto importante, i maleducati non sono apprezzati. La prima maestra è la mamma cane che insegna al piccolo le regole – ad esempio che non bisogna agitarsi, che non si morde, che ci sono limiti da non superare quando si gioca, che non si rubano la pappa e i giochi, che l’autorità va rispettata, etc. Ai piccoli piccoli sono concesse alcune libertà ma già a tre mesi il cucciolo deve conoscere le regole e più cresce più gli altri cani si aspettano che si comporti correttamente. Chi non lo fa viene viene sgridato anche duramente dagli altri cani, e tende ad imparare la lezione molto rapidamente.
#2. I cani non sono animali da branco
Uno dei falsi miti più clamorosi sui cani è che siano animali da branco, come sarebbero i lupi. Solo che i cani non sono lupi addomesticati. Secondo le più recenti teorie etologiche, il ‘branco’ è in realtà la famiglia – genitori, e piccoli – all’interno della quale come in ogni famiglia che funziona correttamente, i piccoli seguono le indicazioni dei genitori i quali si occupano di tutto. I genitori non comandano con la forza e con la violenza. E passiamo al punto #3. che segue.
#3. I cani non vogliono dominare nè il padrone nè il mondo
Nella famiglia umano-canina gli umani sono i genitori che gestiscono la vita, si assumono le responsabilità, danno sicurezza e protezione, e il cane è il piccolo che si sottomette volontariamente e lascia al grande ogni responsabilità. Non è un caso che cani sereni sono quelli che si affidano ai loro umani e si fidano che sappiano gestire tutto ciò che accade e non è un caso che all’origine di tanti problemi comportamentali dei cani c’è l’inquietudine per il peso delle responsabilità che sentono gravare su di loro. E passiamo al punto #4 che segue.
#4. Rivediamo un po’ di cose
Il cane non vuole dominare, l’umano non deve sottomettere. L’umano guida, il cane si fida e si affida, e il cane e il suo umano sono compagni di vita. Cosa vuol dire? Rispetto, dialogo e comprensione reciproca. Facciamo qualche esempio pratico: il cane vuole andare da qualche parte? Non gli si dice no a priori ‘perchè io comando e lui deve ubbidire’. Si decide cosa fare serenamente in base alle condizioni: c’è tempo di andare dove vuole lui? Dove vuole andare è privo di pericoli? Lo si accompagna. Siamo di fretta? Quel punto non è il massimo? Lo si porta altrove. Un altro esempio: si sta guardando la tele e il quadrupede porta il gioco? Non dico di no a priori, ‘perchè il gioco deve partire da me se non lui pensa di comandare’; rispondo come mi sento – ho voglia di giocare, rispondo con il gioco; non mi va di giocare, gli propongo un’alternativa (una carezza, niente, un abbraccio, etc.). Tutto nella massima serenità. Gli esempi da fare sarebbero tanti quanti i cani e i proprietari – tantissimi, per ovvi motivi ci dobbiamo limitare ma speriamo di esserci spiegati abbastanza. E passiamo al punto #5 che segue.
#5. Il cane ha bisogno di essere educato
Quanto detto prima potrebbe portare alla falsa impressione che il cane debba essere lasciato libero di fare quello che vuole, come e quando vuole. No. Il cane, come gli umani, vive all’interno di una società e la serena convivenza e il rispetto di tutti richiede che sappia comportarsi in modo compatibile con l’ambiente in cui vive. Questo vuol dire che il cane deve essere educato. La differenza sostanziale rispetto al passato riguarda le aspettative – non creare un cane-robot ma permettere la serena convivenza nell’ambiente di riferimento e spesso questo vuol un compromesso tra la natura del cane e le necessità dell’umano (da cui la fondamentale necessità di scegliere il cane giusto) – e il modo in cui il cane si educa – NO alla violenza in ogni sua forma, sia fisica sia verbale.
#6. Avere un cane è difficile
Nel momento in cui si scopre che il cane ha personalità, carattere, sentimenti, propensioni, gusti, sensibilità ed esigenze specifiche e che pur vivendo in una società di umani è ancora un animale, ci si rende conto che avere un cane è un fatto veramente complesso. Può essere sconcertante scoprire che le aree cani per lui sono una tortura, oppure che anche se è sempre gentile con i bambini, li soffre tantissimo, oppure che si ricorda tutto quello che ha vissuto e se lo lega alla zampa, oppure che appena lo sciogli dal guinzaglio gli fai una violenza perchè si sente sicuro solo se lo tieni tu, oppure che ha bisogno di essere rassicurato ogni cinque minuti se no pensa che non lo ami e va in crisi, oppure che ti stressi a portarlo fuori a giocare 4 volte al giorno ma in realtà tutto quello che vorebbe sarebbe uscire 2 volte e stare fuori pochi secondi, oppure che lo vorresti coccolo e appiccicoso e in realtà già stare nella stessa stanza per lui è un po’ soffocante, oppure il contrario, che lo vorresti distaccato e autonomo e non ti si scolla di dosso nemmeno quando sei in bagno, oppure che quando lo lasci in giro non torna nemmeno se lo aspetti con una torta in mano, oppure, oppure, oppure…ci sarebbero tanti esempi quanti i cani ma la conclusione è una. Avere un cane vuol dire avere la consapevolezza che il suo benessere dipende totalmente da noi e vuol dire essere pronti a fare ciò che il suo benessere richiede, il che può essere straordinariamente impegnativo sia psicologicamente sia materialmente. Le sorprese ci possono essere anche se uno si prepara e sceglie il cane giusto, figurarsi se non lo fa.