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La sindrome dell’abbandono

Eccoci in prima fila. Siamo di quelli che non riescono a separarsi dal quadrupede. Con Eduard ci davamo un tono nella forma di tantissime spiegazioni anche logiche – ha alle spalle l’esperienza del canile, soffre quando non siamo insieme, è bravissimo ovunque lo portiamo – il che voleva dire che andavamo solo dove poteva venire anche lui. Quando se ne è andato e abbiamo preso Oban ci siamo detti, convinti anche, il piccolo viene da un allevamento, non ha conosciuto il trauma dell’abbandono, è sereno e tranquillo e ben organizzati come siamo lo lasceremo tranquillamente, così potremo ricominciare a viaggiare, andare in posti dove si arriva in aereo, etc.

Sono passati più anni ormai e l’unico commento che ci meritiamo è:

Aaahahahahahahahahahahahaha!!!! (in 42 mesi lo abbiamo lasciato in tutto 2 volte per un totale di 3 settimane di cui 2 forzate per ricovero in ospedale in un’altra città).

La verità è venuta a galla: Non riusciamo a separarci nemmeno da Oban. Siamo di quelli che non riescono a separarsi dal cane.

Arggghhhhhhhhh.

L’unica consolazione è che abbiamo scoperto che ci sono tanti altri proprietari di cane che come noi non riescono a separarsi dal loro quadrupede. Il fenomeno è noto e stranoto e alcuni studiosi lo chiamano qualcosa tipo sindrome dell’abbandono al contrario.

Da cosa deriva? Tra le ragioni principali ci sono che la creatura non stia bene in nostra assenza, e poi la paura di trovare sorprese al ritorno.

A volte capita. Con Eduard ci è successo così: per la seconda volta dopo quasi 9 anni abbiamo pensato che potevamo provare ad andare al mare anche se voleva dire lasciarlo a casa e dopo lungo ragionare siamo partiti per 6 giorni. Quando siamo tornati era evidente che non stava bene, turbatissimi siamo corsi dal veterinario e ci hanno detto che la causa era un linfoma virulento, che poi qualche mese dopo ce lo ha portato via. Ovviamente è stato un caso, ovviamente sarebbe successo lo stesso anche se noi fossimo stati con lui quella settimana ma razionalizzare non ci aiuta per niente, partire, tornare e trovare il nostro meraviglioso e amatissimo piccolo con una malattia devastante è stato atroce e ci ha traumatizzati.

Detto questo, è importante ragionare e interiorizzare che situazioni del genere possono capitare ma non sono la norma e visto che una relazione serena e forte con il cane, così come con gli umani d’altronde, richiede anche il saper stare (serenamente) lontani per un po’, bisogna lavorare su sè stessi per renderlo parte della propria normalità.

Cosa può fare il proprietario ansioso per riuscire in questo difficilissimo esercizio? Prima di tutto creare le condizioni per fare sì che sia possibile separarsi serenamente.

Ne elenchiamo alcune, quelle che per noi sono le principali. Sono tutte ugualmente importanti:

Un educatore cinofilo professionista serio e preparato può essere di grande sostegno nell’affrontare la sindrome dell’abbandono al contrario. Anche questo lo possiamo dire per esperienza personale: sapere che ci sono situazioni in cui per il cane è preferibile rimanere a casa da solo piuttosto che andare con i suoi umani a fare qualcosa che lo stressa (ad esempio un bel giro al mercato di sabato oppure oppure passare ore sotto l’ombrellone su una spiaggia rovente) e sapere che il cane deve saper stare da solo per un po’ e che le separazioni fanno bene alla relazione ci ha molto aiutati a mettere le cose in prospettiva.

– abituare il cane che la separazione non è niente di cui preoccuparsi (ce ne siamo occupati con la (ri)educatrice cinofila Cinzia Stefanini, per l’intervista cliccare qui)

– pianificare alcune ore di distacco durante la giornata, così da abituarsi che è normale e va bene non stare sempre insieme

– per le separazioni di alcune ore, trovare un ottimo dog sitter a cui potersi affidare in caso di bisogno

– per le separazioni di qualche giorno ci sono diverse alternative; due quelle che direttamente o indirettamente conosciamo: Avere qualcuno di fidato che si trasferisce a casa per stare con il cane (questa è la nostra soluzione e quella seguita da alcuni amici); Avere qualcuno di fidato che prende il cane a casa con sè (soluzione seguita da altri amici). Una terza soluzione è la pensione (per come scegliere quella giusta e come abituare il cane alla pensione, cliccare qui) ma almeno per come siamo fatti noi, se l’alternativa a partire fosse lasciarlo in pensione, non partiremmo, per cui su questa non possiamo esprimerci.

Concludendo. Siamo anormali perchè abbiamo serie difficoltà a separarci dal cane? Visto quanti hanno lo stesso problema, diremmo proprio di no. Siamo anormali se smettiamo di fare una serie di cose anche importanti per non separarci dal cane? Sì 🙁 e per quanto duro e difficile, tocca intervenire. La consolazione è che tutti, in primis il quadrupede, ne beneficeranno.

Lato nostro (siamo orgogliosissimi!) quest’estate siamo riusciti a partire senza Obanino per ben 7 giorni ed è andato tutto bene: siamo sopravvissuti al distacco da lui, il viaggio è stato molto bello e quando siamo tornati lui era in ottime condizioni e ci ha accolti con grandi festeggiamenti.

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Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

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