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Come imparano i cani: la generalizzazione

‘Pigolo, seduto; seduto cucciolo dai. Ma perchè non ti siedi quando a casa lo fai sempre?’
‘Pigolo, fermo. fermo. dai, fermo. No. Ma diamine, perchè non stai fermo quando al giardino sei bravissimo?’
Ringhiata furibonda e lancio in avanti sotto gli occhi esterrefatti degli astanti visto che l’oggetto di cotante attenzioni è una cucciolina di 3 mesi. Superata la desolazione sorge la domanda: ‘Vorrei mi spiegassi perchè ce l’hai con questa cucciola che non hai mai visto prima e non ti ha fatto niente’

Il comun denominatore delle tre scene descritte sopra e del mare di altre possibili equivalenti è il seguente: apparentemente senza motivo il cane fa (o non fa) una certa cosa.

In realtà i cani non fanno nulla per caso e anche i comportamenti all’apparenza inspiegabili hanno la loro ragione.

Oggi ne vediamo una straordinariamente importante che ha a che fare con il loro modo di imparare: la capacità (più o meno sviluppata) di generalizzare.  

Generalizzare vuol dire estendere un comportamento o un concetto da una situazione nota a una situazione non nota. In altre parole, fare la stessa cosa in situazioni/ambienti diversi, e categorizzare nello stesso modo situazioni simili ma diverse. Esiste ovviamente negli umani e così anche nei cani che però sono meno bravi di noi in questo.

Spieghiamo con un esempio.

Un cane che conosce alla perfezione il comando seduto quando è nel salotto di casa – si siede ogni volta che glielo si chiede – arriva su una spiaggia e di fronte alla richiesta ‘seduto’ sfoggia uno sguardo interrogativo e rimane fisso sulle quattro zampe. Ha perso l’udito all’improvviso? No. Ha scelto la ribellione? Nemmeno. E’ diventato testone? Nop. Allora perchè si comporta così?

Può essere che non sappia cosa gli si sta chiedendo. Il motivo è semplice: il comando seduto associato ad una determinata situazione – il salotto di casa – non è riconosciuto in una situazione diversa.

Il cane non ha generalizzato.

Lo stesso vale per il richiamo, per il fermo, per l’aspetta, e tanti altri comportamenti – che li conosca in una certa situazione non vuol dire che li riconosca (e li replichi) in un’altra.

Visto però che è importante che il quadrupede sappia il significato di un comando in più circostanze – ad esempio che fermo vuol dire fermarsi qualsiasi cosa stia facendo, che vieni vuol dire tornare dal padrone sempre e comunque, o che aspetta vuol dire stare fermi sia in attesa del gioco che del verde al semaforo – è compito dell’umano insegnargli a generalizzare e il modo è semplice: richiedergli il comportamento in quante più situazioni e ambienti possibili.

Purtroppo per loro e per i loro umani, i cani sono invece bravissimi a generalizzare le esperienze emotive negative, su cui regna sovrana la paura, per cui può bastare un solo episodio per segnarli per tutta la vita e far si che situazioni e stimoli anche lontanissimi da quelli originari scatenino reazioni inaspettate e indesiderate.

Ci spieghiamo con qualche esempio.

Cade una pentola per terra e il cane si spaventa molto. Sembra sia tornato tutto normale fino a che un un giorno durante l’uscita si sente il motore di una motocicletta nelle vicinanze e il cane da di matto. Cosa è successo? Il cane ha generalizzato la paura per il suono della pentola caduta, e sentendo il rumore della moto ha reagito. Per lui il problema non è più la sola pentola ma tutti i rumori forti.

La padrona coccola un cucciolo che incontra per strada e il cane si ingelosice ma non fa nulla; al prossimo cucciolo che incontrano e la padrona accarezza, il cane ringhia; ad un certo momento inzierà a prendersela con tutti i cuccioli, indipendentemente da dove sono, cosa fanno, se il padrone li accarezza o no. Ha generalizzato a tutti i cuccioli il fastidio provato verso i primi.

C’è un temporale e il cane ha paura quando vede i lampi e sente i tuoni. La generalizzazione della paura per i tuoni può voler dire che avrà terrore delle sirene, delle allarmi, delle moto, di qualsiasi cosa faccia un suono roboante; mentre quella per i lampi potrebbe far sì che si terrorizzi appena vede una luce lampeggiante.

Un altro esempio sono i pavimenti: ha avuto paura passando su un pavimento di marmo? La generalizzazione della paura lo porterà ad avere paura di tutti i pavimenti lisci, lucidi e scivolosi.

Lo stesso può accadere con esperienze vissute con altri cani: e’ stato aggredito da un jack russell? La generalizzazione di quella esperienza lo porterà ad avere problemi con tutti i cani piccoli e bianchi.

Gli esempi sono ovviamente infiniti quante le esperienze che uno può vivere.

Una grossa difficoltà con la generalizzazione della paura, come accennavamo prima, è che molto spesso si manifesta in riferimento a situazioni e stimoli anche lontanissimi dalla causa originale per cui identificarla e poi affrontarla e risolverla può essere molto difficoltoso.

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Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

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