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Piccolo, così non ci si comporta

Gli adulti hanno un ruolo fondamentale nella ‘preparazione’ di un cucciolo alla vita e la prima a svolgere questo compito è la madre, che più o meno durante il secondo mese di vita insegna ai piccoli concetti educativi molto importanti come la gestione della frustrazione e la rinuncia, l’inibizione al morso, e a non agitarsi troppo (Cinzia Stefanini, nell’intervista sull’educazione dei cani). I piccoli poi impareranno molto nell’interazione con gli altri cani.

I cani hanno una stessa lingua valida ovunque nel mondo e condividono le regole su come ci si comporta e si interagisce.

Gli adulti correttamente cresciuti conoscono la lingua e le regole mentre i piccoli ancora non conoscono la lingua e non sanno nemmeno che esistono le regole perchè il modo in cui interagiscono tra loro tra i grandi sarebbe inaccettabile.

Un esempio è emblematico è il seguente: i cuccioli si calpestano, frequente è che uno salti sull’altro che magari sta dormendo, gli passi sulla testa, e dopo essere atterrato poco più avanti trovi il compagno sveglio, contento e pronto al gioco. Ben diversa è la reazione che ottiene se fa la stessa cosa con un cane adulto: gli passa sulla testa, lo sveglia e quando si gira trova una fila di denti ben esposti e una colonna sonora di ringhio forte e profondo. Il piccolo potrebbe rimanere sorpreso ma gli è chiaro che non si tratta di un invito al gioco e impara che passare sulla testa degli altri cani non è un comportamento da ripetere.

Altri insegnamenti importanti sono non rubare i giochi degli altri, non rubare il cibo degli altri, non infilarsi nella ciotola di un altro mentre sta mangiando, non saltare addosso, non mordere le orecchie e la coda, non avvicinarsi ad un altro cane arrivando a tutta velocità frontalmente con testa, collo e schiena dritti e guardando negli occhi, non fissare dritto negli occhi.

I cani sono invidui a sè ognuno con il suo carattere e anche la sopportazione dei piccoli varia – ci sono quelli che accettano di più e quelli che non li sopportano proprio. In generale però ai piccoli è concesso un certo margine di tolleranza ma già a 3 mesi fino ai 6 sono redarguidi con vocalizzi e comportamenti ben evidenti in modo che da adulti non ripetano più il comportamento sbagliato. In altre parole, è la sgridata sonora ma indolore ricevuta a questa età che insegna loro il galateo canino.

A questo proposito è importante sottolineare che tanto è corretto lasciare che il processo di educazione tra cani avvenga naturalmente, tanto lo è conoscere il proprio cane e se è di quelli che non non tollerano i cuccioli è fondamentale, se non addirittura evitare che li incontri, quantomeno monitorare attentamente quando interagisce con loro perchè potrebbe reagire fuori misura agli ‘sgarbi’ che riceve e in quel caso avere effetti negativi e non positivi sul piccolo.

E’ interessante ricordare che alla base di tante sceneggiate anche tra cani adulti c’è la maleducazione – intesa come mancanza di conoscenza di come ci si comporta nel mondo canino. E qui dovremmo includere, e approfondire anche il capitolo sull’importanza della comunicazione perchè uno può anche essere il cane che conosce meglio di tutti le regole canine ma se non riesce a comunicare correttamente con gli altri è praticamente certo che sarà frainteso e dalle incomprensioni nascono sempre problemi.

Chiudiamo con quella che è una delle situazioni classiche dei parchi: il proprietario di un cucciolo lo porta con disinvoltura dove ci sono cani adulti, il piccolo fa qualcosa che genera nel grande una reazione all’apparenza terribile – ringhia, mostra i denti, e molto probabilmente sovrasta anche il cucciolo che oggetto di tante sgradite attenzioni tace o emmette squittii molto acuti e la situazione degenera perchè il padrone del cucciolo interpreta quello che sta accadendo come una pericolosissima aggressione per cui interviene a difesa del suo piccolo lanciandosi prima contro il cane aggressore (rischiando così anche di farsi male) e poi, spesso con minacce, contro il suo proprietario.

La dimensione canina, e quindi quella che dovrebbe contare, è invece molto diversa: con gli squittii, che a volte sono emessi anche molto prima che il cane adulto arrivi a toccarlo fisicamente, il piccolo vuole dire “scusa scusa, non volevo” mentre con la scenata, che più è clamorosa minore è l’intenzione del cane di fare male, il cane adulto sta dando il messaggiocucciolo, così non ci si comporta e prima impari meglio è’. Se l’intensità della sgridata è corretta si dovrà osservare il comportamento conseguente del cucciolo, che dovrà essere rispettoso ma non impaurito.

Ringraziamo tantissimo Cinzia Stefanini grazie al cui contributo abbiamo potuto scrivere questo contenuto.

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Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

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