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La dominanza nel cane

Gli studi più recenti e le teorie più evolute sul comportamento canino svelano che la dominanza nel cane, almeno nella sua concezione classica, non esiste.
Si stravolge così quello che per decenni è stato diffuso e insegnato come uno dei fondamenti del rapporto cane-uomo: l’idea che il cane vuole dominare la casa e il padrone e deve essere duramente messo al suo posto dall’umano che deve affermare la propria leadership.
E’ una vera rivoluzione dalle profonde implicazioni per tutti quelli che hanno a che fare con i cani, compresi noi proprietari.

Tutto ha inizio in due scoperte etologiche: la prima, che il funzionamento all’interno dei branchi di lupi non ruota intorno alla dominanza del ‘lupo alpha’ fondata sulla violenza; la seconda che cani e lupi hanno qualcosa in comune ma non sono la stessa cosa per cui sostenere che i cani vivono secondo regole dettate dalla violenza perchè così avviene tra i lupi (cosa che, ripetiamo, non è), è sbagliato.

Nei branchi di lupi esistono gerarchie sociali ma non hanno niente a che vedere con l’aggressione e la violenza. Le ‘regole’ sono simili a quelle delle famiglie umane per cui per vivere bene è fondamentale che ogni membro svolga il suo ruolo e collabori con gli altri. Il rischio di non sopravvivere aumenta esponenzialmente se si sprecano energie combattendo tra i membri del gruppo.

Arrivati a questo punto è necessaria una precisazione: la definizione stessa di ‘cane dominante’, come se un cane fosse naturalmente, caratterialmente dominante è scorretta perchè in realtà la ‘dominanza’ si esprime e si applica come comportamento e di un individuo su un altro.

Un secondo aspetto poco noto della ‘dominanza‘ è che non avviene con la violenza ma deriva dalla sottomissione volontaria di un cane all’altro – i due cani generalmente comprendono e riconoscono il reciproco status senza che il più forte si imponga fisicamente. I casi di cani anzianissimi che si reggono a malapena sulle zampe che dominano su giovani individui che potrebbero spazzarli via in mezzo secondo sono la prova che con il termine ‘più forte’ non si intende la forza fisica ma l’autorità.

La sottomissione volontaria rivela un altro aspetto straordinario e ci sentiamo di dire poco conosciuto dei cani: il loro istinto è di evitare i conflitti per preservarsi. In altre parole, ‘i cani’ intesi come specie se possono evitano la rissa.

Non si può trascurare un altro aspetto molto significativo, che le gerarchie e le posizioni non sono fisse. Facciamo un esempio: in una casa in cui ci sono 2 o più cani, generalmente uno prevale sugli altri in una cosa, ad esempio un gioco, perchè per lui è particolarmente importante, mentre un altro si afferma su un’altra cosa, per lui particolarmente importante, ad esempio la scelta di dove dormire.
Il vero rischio di conflitto emerge quando più individui danno lo stesso valore alla stessa cosa – un esempio classico è la palla al giardino – tutti la vogliono, il desiderio di possesso sviluppa la competizione e quindi lo scontro.

Le nuove scoperte relative alle interazioni tra i cani hanno portato a capire che i problemi comportamentali che i promotori dei metodi forti e violenti superficialmente e incorrettamente definiscono come dominanza sono in realtà tutto l’opposto: sono sintomo di insicurezza e il tentativo del cane di creare o rientrare in una situazione in cui si sente sicuro e confortevole. I veri esperti di cani concordano che all’origine dell’aggressività per ottenere qualcosa non è la dominanza ma piuttosto l’ansia (termine che usiamo in modo molto generico e in cui includiamo un senso di inadeguatezza, la paura, l’insicurezza, etc.).

Detto tutto ciò si arriva all’aspetto più pratico di questa straordinaria rivoluzione e che ci riguarda anche personalmente come proprietari responsabili:
Tra i cani dominare non prevede l’uso della forza e della violenza. Non c’è ragione logica e razionale per cui l’uomo dovrebbe usare violenza e metodi punitivi nei loro confronti. Scappare quindi a gambe levate da pseudo educatori, pseudo comportamentalisti, addestratori, e altre figure che dicono di ricorrere a strumenti e metodi coercitivi e violenti, sia fisicamente che mentalmente, per affermare la propria leadership sul cane, e diventare ‘il capo branco’. Sono al minimo ignoranti.
– Il cane ansioso, preoccupato, magari impaurito diventa ancora più ansioso, preoccupato e impaurito se viene maltrattato fisicamente e/o verbalmente. Stabilire una relazione con il cane basata sulla violenza porta ad un aumento dello stress, dell’ansia e dell’aggressività. Il cane maltrattato ha paura per la sua vita e tre sono i modi in cui la affronta – si blocca per il terrore, scapp, o si difende, e il cane che si difende aggredisce perchè se sceglie quella strada l’unico modo che ha per proteggersi sono i denti.
Chi usa metodi violenti nei confronti dei cani non afferma la propria leadership e il proprio status. Al contrario si presenta come un essere pericoloso da cui bisogna scappare o da cui bisogna difendersi.  

Da cui:
L’unico modo per ‘educare’ il cane, condurlo a comportamenti che desideriamo, e costruire con lui quella unica specialissima e meravigiosa relazione che lo rende il migliore amico dell’uomo è il ‘metodo gentile‘. 

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Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

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