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Mamma, papà o padroni?

Stamane un amico americano che non ha il cane ci ha chiesto se uno è padrone o genitore del suo. Ci ha fatto rilflettere.

Il rapporto che si forma con il quadrupede è difficile da descrivere a chi non ha o non ha mai avuto un cane così come è difficile raccontare l’amore immenso che si sviluppa nei suoi confronti.

Stabilito questo ci sentiamo di dire che la profondità del sentimento non dipende dal considerarsi mamma o proprietaria.

Perchè allora definirsi in un modo o nell’altro?

La risposta a cui siamo arrivati è che chi si definisce proprietario non si lascia andare totalmente al rapporto affettivo e di dipendenza che si crea con il cane. In altre parole, il ‘proprietario’ vuole mantenere un certo distacco dal suo animale.

I motivi che abbiamo identificato sono sostanzialmente due.

Da una parte, una questione culturale. Il cane è un cane, l’umano il proprietario, ci si vuole bene ma c’è una separazione di ruoli e di generi che non deve essere superata e la vita del quadrupede è sostanzialmente separata da quella dell’umano – e quindi cani che vivono fuori, non sono ammessi in casa, etc. etc.

Dall’altra invece tutto il contrario, la paura di lasciarsi andare all’affetto per il cane e pensare che stabilendo il rapporto sulla base di una gerarchia padrone-cane si possa mantenere un dignitoso livello di distacco dalla creatura pelosa.

L’obiettivo a lungo termine è limitare il dolore di quando se ne andrà perchè il dramma è che noi proprietari di cane siamo un po’ come Connor MacLeod di Highlander, costretti a sopravvivere a chi amiamo. Il tentativo di distacco basato sulla gerarchia è ovviamente inutile perchè l’attaccamento al quadrupede è comunque immenso e la sua presenza nella vita dei suoi umani strabordante.

L’esperienza affettiva con il cane è incredibile e come in tutte le buone relazioni più passa il tempo più si rafforza. A questo però si aggiunge un altro elemento, unico del rapporto con il cane, cresce di età e anche di maturità ma rimane ‘piccolo’ di spirito, non cerca l’indipendenza,  anzi si lega sempre di più al suo umano a cui si affida per tutto. E chi più della mamma e del papà avviluppa la sua creatura in un bozzolo di protezione e attenzioni amorose?

A ciò si aggiunge una similarità con il rapporto genitori-figli, la gioia di portare il quadrupede a scoprire e fare le cose – la spiaggia, la neve, correre su un prato, camminare in montagna,  giocare nelle onde, buttarsi nei laghi, inseguire i giochi, mangiare squisitezze…

E ad un certo punto guardando il quadrupede non vediamo più un cane, ma una derivazione di noi stessi che fisicamente non ci assomiglia tanto e che senza di noi sarebbe totalmente perso.

In conclusione, siamo mamme, papà o padroni dei nostri cani?

Noi vorremmo porre la domanda al contrario: come ci vedono loro?

La risposta a parole non ce la danno ma nei fatti ce lo dicono tutti i giorni, siamo mamma, papà, padrone, amico, compagno, capo, educatore, protezione, sicurezza, divertimento, cibo, amore; siamo tutto, il loro riferimento di vita. L’impatto emotivo è immenso.

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Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

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