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Il cane, un compagno di vita

Che il cane sia il miglior amico dell’uomo si dice da tanto tempo, che il cane sia [su_highlight]un compagno di vita invece è un concetto relativamente recente e la differenza è sostanziale.[/su_highlight]

Nel primo caso infatti si vede del cane quello che offre all’umano e quindi sostanzialmente il valore del cane è derivato dal suo essere al servizio dell’umano. In questa visione il cane occupa l’ultimo gradino della gerarchia domestica, i metodi educativi sono punitivi, e il suo ruolo è di ‘ultima ruota del carro’.

Nel secondo caso invece il cane non è più un servitore ma [su_highlight]un compagno a cui si riconosce un ruolo dettato dalla sua natura e non imposto dall’umano[/su_highlight].

[su_highlight]La questione diventa cosa può fare l’umano per e con il suo compagno cane perchè lui stia bene e la convivenza sia la più felice possibile? [/su_highlight]

Perchè è importante?

Perchè la gran parte dei casi di “cani difficili” sono cani a cui è inibita l’espressione della propria natura e che manifestano la loro frustrazione in comportamenti che potremmo definire anti-sociali – abbaio forsennato, aggressività, manifestazioni nervose, etc etc – e a cui spesso “basta” ritrovare sè stessi per diventare membri sereni della comunità umano-canina a cui appartengono.

Qual è il primo passo?

[su_highlight]Riconoscere al cane la sua natura di cane e rispettarla.[/su_highlight] Sembra ovvio ma non lo è tanto. E poi accettare la individualità del cane, ogni cane è diverso, ognuno ognuno ha il suo carattere, la sua personalità, i suoi gusti, le sue predisposizioni e le sue esigenze e una cosa che va bene per uno non va bene per un altro.

Il proprietario che ama e rispetta il suo cane deve adattare la propria gestione alle caratteristiche della sua creatura.

Cosa vuol dire?

Tre cose prima di tutto: informarsi sulle caratteristiche della razza (se si prende un meticcio è ovviamente più complesso), pazienza, tanta…, e grande attenzione al proprio quadrupede, ai segnali che manda e alle sue comunicazioni.

Perchè informarsi sulle caratteristiche della razza? E’ fondamentale sapere per cosa è naturalmente portato il cane così da metterlo in condizione di esprimersi, e quindi soddisfarsi e quindi essere sereno con sè stesso e con gli altri.

Proviamo a spiegarci meglio con un esempio: prendiamo il border collie e il pastore australiano, entrambi molto di moda in questo periodo. La loro caratteristica principale è essere cani da lavoro, instancabili lavoratori. Il fatto di vivere in ambienti urbani non ne modifica la natura e rischia invece di frustrarli se non si possono esprimere – e la frustrazione si può manifestare in svariati modi tutti generalmente poco graditi agli umani – per cui per il loro benessere non si possono chiudere in un appartamento e far camminare al guinzaglio 15 minuti al giorno. Bisogna metterli in condizioni di lavorare, il che non vuol dire mettere a loro disposizione un gregge di pecore al centro di una città ma far fare loro qualcosa di equiparabile al lavoro e per un adeguato periodo di tempo. Una cosa semplice come giocare con la palla – nasconderla, tirarla, renderla difficile da recuperare, chiederne il riporto, etc. – per offrire al cane lavoro e collaborazione con l’umano e quindi soddisfarlo.

Perchè pazienza? La pazienza nella gestione del cane compagno di vita è praticamente per tutto. Nel tempo da dedicargli per educarlo, nel tempo dedicato a fargli fare quello di cui ha bisogno (la palla nei casi di sopra, la ricerca per i cani da caccia, e così via), nello sforzo da dedicare a capirlo, nel non cedere alla frustrazione quando sembra che non impari niente, nelle uscite notturne perchè sembra che stia male e invece ha solo voglia di farsi un giro, nelle sveglie notturne perchè sta poco bene, nelle sveglie alle prime luci dell’alba perchè ‘è una splendida mattina per giocare’ (per il quadrupede ovviamente…), perchè gridare non serve a niente, perchè bisogna condurre il cane a capire che certi comportamenti sono meglio di altri invece di semplicemente punirlo per quelli non apprezzati, ed è un processo lento, a volte frustrante e molto molto faticoso, perchè mangia qualsiasi cosa e poi vomita, perchè odia la macchina ma non può stare da solo, perchè, perchè, perchè, i perchè il cane richiede tanta pazienza sono infiniti :).

Perchè grande attenzione? La prima risposta è perchè i cani non parlano e quindi capirli non è propriamente immediato. I cani comunicano ma non parlano, e bisogna imparare a capire cosa ci stanno dicendo, e l’unico modo per farlo è prestando attenzione. Si gira continuamente a guardarti mentre si cammina – in primis va notato e poi una volta notato farsi sorgere il dubbio, ma mi vorrà dire qualcosa? Cosa? Nel caso di Oban, era una costante ricerca di conferma e rassicurazione che ignorata per parecchio tempo ha portato ad una forte insicurezza con tutto quello che ne deriva. Nel suo caso per capirlo ci siamo dovuti rivolgere ad esperti. Si morde continuamente le zampe – qualcosa ci sta dicendo, cosa sta all’umano capirlo: Problemi di pelle? Noia? Ansia? Il quadrupede esprime un malessere ma non dice qual è. Un puzzle vivente che richiede grandi capacità deduttive. Abbaia come un forsennato ad ogni passante. Qualcosa sicuramente lo disturba, ma cosa? Ce lo dice abbaiando, ma è dell’umano il compito di individuare la causa dell’infelicità. Non è facile, non è rapido, ma è quello che ci si aspetta da un compagno :).

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Lauretana

La mamma umana di Oban, autrice di Senti chi Abbaia, ama la montagna, leggere e scrivere, ha un debole per la mozzarella. Pensa che i cani siano creature straordinarie e la vita con loro un'esperienza oltre l'immaginabile che, incredibile ma vero, si scopre nella sua straordinarietà ogni giorno, anche dopo tanti anni con il cane.

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